Arrivare a Roma che allora era il centro del mondo conosciuto, è come dire oggi di arrivare a New York, a Mosca, a Pechino, a Città del Capo…cioè a tutto il mondo. Gli Atti degli Apostoli si concludono così con Paolo che arriva a Roma. È un simbolo della pienezza del suo mandato che sta per compiersi.
Della parola pregata oggi, mi intriga un’espressione: “è necessario”, “bisogna”. Viene la notte. Arriva sempre inesorabile. Quel giorno era stato lunghissimo e drammatico. Da prigioniero l’apostolo era stato condotto davanti al sinedrio. Ancora una volta è trovato innocente. Eppure, rischia di essere ucciso tre volte in quel giorno, di essere linciato. È la prontezza del comandante a salvarlo, lo protegge e lo fa riaccompagnare nella fortezza. E comunque la notte viene ed è la notte del terzo giorno che sta a Gerusalemme e poi scappa perché, vedremo, c’è un complotto contro di lui con il voto fatto a Dio da 40 persone, di non mangiare né bere fino a quando non l’hanno ucciso. Quante cattiverie si possono fare anche nel nome di Dio! La notte seguente Dio gli si fa vicino e gli dice: “Coraggio!” Il coraggio è la fiducia, il contrario della paura. La paura è la mancanza di fede, il coraggio è la fede di vivere la vita fino in fondo, di viverla da vivi, non da morti. Il Signore lo gratifica.
Io penso che non sia necessario andare in cerca di gratificazioni. Spesso hanno il sapore psicologico di compensazioni problematiche. Eppure, talvolta fa piacere riceverle. Il Signore lo incoraggia e lo approva. Paolo ha il dono delle visioni. Oggettive. Non sono autocompiacimenti. Luca registra quanto gli viene detto, più o meno così: “Mi hai dato testimonianza delle cose che riguardano me: molto bene! A Gerusalemme. Adesso vai via, mi sarai testimone a Roma, nel cuore della paganità, così che la promessa fatta ad Abramo sia per tutte le genti”.
Tutto ciò ha il sapore dell’ultimo atto. Paolo lo sa. Si sta profilando il compimento di tutto il disegno di salvezza di Dio in lui. Viene usato un verbo preciso: “bisogna” con quale significato? Paolo lo aveva già in mente: “…per me è una necessità evangelizzare, non ne posso fare a meno, perché qualcosa mi spinge dentro, perché so che Cristo è morto per gli altri, che Dio ama tutti e allora mi sento spinto…”
Qui, però, Gesù gli dice: “bisogna”: è la parola che Gesù usa sempre quando parla della sua morte, dove lui non è costretto a farlo, è un bisogno interiore, come bisogna che l’acqua bagni, altrimenti non è acqua, che il fuoco bruci, che la vita viva, così “bisogna” che tu mi testimoni, è la necessità di essere come Cristo; è chiaro il riferimento teologico: Paolo è assimilato a Cristo, nel suo mistero di passione e risurrezione, in modo che in Paolo opera la morte e negli altri la vita. Paolo comincia a identificarsi con Cristo con questa visione di Gesù Signore che gli dice che bisogna che faccia le stesse cose che ha fatto lui: testimoniare l’amore con la vita dappertutto e a tutti. Successe così a Francesco d’Assisi, a padre Pio di Pietrelcina.
L’incoraggiamento di quella notte si trasforma in un ulteriore progetto: lo scampa da morte per tre volte di fila, ma gli apre un cammino che durerà ancora almeno dieci anni.
Immagine: Mosaico con il volto di San Paolo