Il tempo ordinario riprende con il discorso della Montagna, riportato da Matteo. Quello che inizia con le beatitudini e termina con la casa costruita sulla sabbia. Famosissimo.
Mi vorrei soffermare su una sola parola, quella finale. Gesù elenca le beatitudini dichiarando felice chi le vivrà. E suggella la sua esortazione con questa espressione: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
Non c’è ombra di dubbio. L’insegnamento è chiaro. Voi – se volete essere miei discepoli – dovete fare come me. È lui il primo beato. È lui che è riuscito ad essere fedele a queste esigentissime e rivoluzionarie parole. Le beatitudini mi hanno sempre entusiasmato, benché le consideri veramente ardue da realizzare.
E poi c’è questa promessa. Fin da piccolo sono stato abituato alla gratuità. Ci sono bambini che vengono tirati grandi a forza di mancette, paghette. Obbediscono solo se hanno il ricambio. Alla mia domanda: “Mamma, se faccio quello che mi chiedi… cosa mi dai”. “Nulla! – era sempre la risposta – Lo devi fare perché te lo chiedo…”
Quindi arriccio il naso, se qualcuno dovesse interpretare queste parole in chiave meritocratica. Nessuno po’ guadagnarsi ciò che ci arriva per grazia, per dono.
E allora per schiarirmi le idee, vado a vedere cosa si intende per ricompensa sul vocabolario e trovo due accezioni. Una che parla del giusto guadagno lavorativo. Ti sei impegnato ed io ti do il compenso pattuito. Ed il termine usato da Gesù era proprio preso dal contesto lavorativo( μισθὸς) e indicava la paga intera!
Ma nella Treccani c’è anche una spiegazione per così dire più gratuita. Perché se guardiamo bene, Gesù associa la ricompensa al rallegrarsi e all’esultare. Non basta essere poveri. Non basta essere mondi. Non basta lasciarsi perseguitare. Bisogna vivere tutto ciò nella letizia. Come anche san Francesco ha proposto.
E chi potrà farcela?
Immagine: Le Beatitudini del Beato Angelico, Convento di San Marco a Firenze