Originariamente in calendario il giovedì che segue la prima domenica dopo Pentecoste, lo si celebra prevalentemente la domenica successiva. Oggi anche la nostra parrocchia mette al centro l’Eucaristia anche se non si possono effettuare processioni per evitare assembramenti che alimenterebbero il contagio.
Fin da piccolo amo questa festa perché è festa di popolo. Soprattutto nei paesi è ancora molto sentita. O meglio, era.
Ho l’impressione che gradatamente anche noi cattolici stiamo perdendo la fede nella presenza reale di Gesù, morto e risorto, nel sacramento della Eucaristia. Ci vorrebbe un miracolo, ogni tanto mi trovo a pensare, a fantasticare.
Il Corpus Domini è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Vuoi per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vuoi per lo stile della celebrazione. Pressoché in tutte le diocesi infatti, si accompagna a processioni, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo.
L’estensione della solennità a tutta la Chiesa va fatta risalire a papa Urbano IV dell’11 agosto 1264. Infatti, era successo un miracolo eucaristico: a Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Sono stato a Bolsena. Anche a Lanciano. Ed ogni volta sono ricondotto alla fede autentica, quella che non ha bisogno di miracoli sensazionali per credere.
L’uomo contemporaneo ha bisogno però di rimettere al centro la presenza reale di Gesù. Ne ha bisogno proprio come del pane. Ma si sa, oggigiorno perfino il pane sta scomparendo dalle nostre mense…
Immagine: Il nostro arcivescovo Mons. Mario Delpini imparte la benedizione eucaristica