Rinnegare, è una parola che proprio non mi piace. Parla di un reiterato diniego. Dire di no. Rinnegato. Non è proprio bello! Dice un tradimento, una volontà di rottura, una debolezza però causata da una malcelata violenza. Si può rinnegare il proprio padre, la propria origine, la patria, la fede. Gesù è stato rinnegato da Pietro, colui che aveva scelto come primo. Avrebbe dovuto essere roccia. Si rivelò sabbia.
Dobbiamo pertanto ammetterlo: la nostra fede non sarà mai una fede robusta. Soprattutto se la fondiamo su noi stessi. E se lo facciamo, guarda caso, sprofondiamo nella paura. Sappiamo benissimo infatti di non farcela.
È Dio il fondamento della nostra fede, oltre che della nostra esistenza. Così commentava il brano del vangelo di questa domenica, il vescovo don Tonno Bello.
“Il Signore ci chiede di avere una fede matura, schietta, generosa, missionaria, appassionata, coinvolgente. Una fede che non deve fermare l’annuncio del Vangelo per causa di chi pretende di manometterla e di metterla a tacere. Ecco perché poi il Maestro Gesù conclude dicendo: «Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Non sono parole per incuterci paura, quanto un incoraggiamento a non venir meno alla nostra missione di annunciatori appassionati della bella notizia del Vangelo.
Allora, via da noi ogni tipo di paura! Anzi riconciliamoci anche con essa. Nella vita ci ha insegnato per istinto di sopravvivenza ad evitare rischi e pericoli. Ma nella fede non bisogna lasciarsi bloccare dalla paura. Occorre prendere coscienza del nostro impegno missionario che ci è stato conferito nel Battesimo. Specialmente oggi, in un mondo disorientato, dove la paura, o meglio il terrore, la fa da padrone noi non dobbiamo arrestarci nel nostro cammino di cristiani. E se dovesse sopraggiungere la paura ricordiamo le parole del Siracide sopraccitate: Gettiamoci nelle braccia del Signore.
E sarà lui a portarci a compimento. Cioè a riconoscerci. Egli non rinnega.
Immagine: Il diniego di Pietro, Gerrit Van Honthorst