Oggi la Chiesa festeggia un grande apostolo: Tommaso. Passato alla storia come l’incredulo. Noi ci sentiamo più bravi di lui perché ogni volta che ascoltiamo questo vangelo ci sentiamo dire “Beati!” perché abbiamo il dono della fede anche senza aver potuto vedere e toccare.
Ma non è proprio così. Io non insisterei tanto sulla sua incredulità. Io sono affascinato da questo sincero amico di Gesù perché lo amava tanto. Tanto da aver affidato tutte le sue speranze, tutta la sua vita. Lui più che incredulo, è deluso, amareggiato, sconfitto.
Noi sappiamo che gli apostoli erano scappati tutti dal Getsemani. Ma la fantasia non ci impedisce di immaginarci cosa deve essere successo. Il suo terremoto ha un nome: crocifissione. Lì, sul Golgota, ha perso tutto: la fede, la speranza, il futuro, Dio. Ogni volta che il soldato pestava sui chiodi che si infilzavano nelle carni di Cristo, Tommaso ha incassato quei colpi. Si è dissanguato anche lui. Avrà vagato per giorni, come gli altri, fuggendo per la paura di essere trovato e ucciso.
C’è una bella fiction con Ricky Tognazzi che rende bene questo stato d’animo. Umiliato e sconvolto, si è trovato al Cenacolo con gli apostoli che gli hanno raccontato di avere visto Gesù. E, lì, Tommaso si è indurito. Ha rischiato di impazzire. Tommaso è uno dei tanti scandalizzati dall’incoerenza di noi discepoli. Il patrono dei delusi dalla Chiesa. Eppure resta, non se ne va, è completamente appiattito. Ma resta. E fa bene. Perché il Signore lo sa e torna proprio per lui. E l’incontro è un fiume di emozioni. Gesù lo guarda, gli mostra le mani, ora parla. Tommaso, so che hai molto sofferto. Anch’io, guarda. E Tommaso crolla. Anche Dio ha sofferto, come lui.
Io sono Tommaso.
Immagine: Gesù risorto appare a Tommaso