Come agnelli

agnelli

Quando nel novembre del 2008, il card. Dionigi Tettamanti mi chiamò da Villa San Carlo, mi ricevette nel suo studio privato. E, a tu per tu, volle sapere come stavo. Era da pochissimi anni venuto in visita pastorale. Sapeva quanto ero felice. Al termine del colloquio, dopo aver ottenuto il mio “sì” a priori e senza condizioni, si complimentò con me: “Allora sto parlando con un monsignore!”

Io trasalii. Ma non per quella battuta, ma per quello che andava scrivendo. Nel frattempo, infatti, aveva preso in mano uno dei tre volumetti del nuovo lezionario ambrosiano e con la sua calligrafia, veramente elegante, scrisse: “A don Massimo, che io mando come agnello in mezzo ai lupi”.

Non me ne vogliano quelli di Asso. Ma feci un salto sulla sedia. “Eminenza, perché mi augura questo?”. Non è un augurio – mi rispose sornione – son le condizioni suggerite da Gesù!”

Come “agnelli in mezzo ai lupi”, cioè senza violenza, senza presunzione, senza azioni di potere, senza menzogne, senza sopraffazioni. Agnelli in mezzo ai lupi significa non omologarti alla massa, se tutti sono lupi perché abituati ad esserlo, educati così, tu non esserlo mai…perché la vita ad un certo punto sembra non avere altre scelte che esserlo…

La Parola evangelica propone altro. Si sa, nessun allevatore metterebbe il suo agnello in mezzo al branco di lupi. Gesù sì. L’immagine che ho scelto è provocatoria ma fuorviante. Però spesso ci si sente veramente così… soli contro tutti. Ed è profondamente sbagliato.

L’agnello in mezzo ai lupi non è immagine di remissività, di passività, di inconsistenza, è invece proposta straordinaria, che non deve spaventare coloro che si aprissero ad una vocazione di speciale consacrazione.

Chi sa di avere il Signore cioè una presenza ferma e autentica, chi sa di avere dentro il cuore una Parola nuova, non teme nemmeno le persecuzioni. Gesù ci chiede di proteggere quella naturale capacità di contenere la necessaria conflittualità che si genera dentro ciascuno di noi e con gli altri, quando si predica veramente il vangelo di Cristo. Se non accade, significa che non lo si sta facendo. Così allora starà in piedi anche la “possibilità” dell’agnello.

Uscendo dal suo studio, salutando il card. Dionigi cordialmente dissi: “…Eminenza, guardi che io non sono mai stato un agnello…”

Un sorriso brianzolo e una mano alzata benedicente mi congedarono. Stringevo in mano il volume con l’Avvento ambrosiano.

Don Massimo

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Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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