Erode ascoltava volentieri Giovanni. Eppure, non riesce a non farsi manipolare. Anche i cattivi hanno un’anima, dunque. Ma qui il martirio pare necessario, come la Passione per il Cristo. Il racconto della decapitazione del Battista è macabro se ce lo immaginiamo in tutti i suoi dettagli. Mette i brividi. Ma tant’è: “Parola data!!”
È insistito il potere di Erodiade su di lui. Certo tutti lo sapevano che il re non era all’altezza di suo padre, ma far uccidere il Battista in quel modo… per un capriccio, per un giuramento!!
Ma cari miei, invece che rabbrividire perché non consideriamo che accade questo anche in noi? Prendiamo ad esempio la paura del giudizio altrui. Molti si vantano di essere uomini liberi, ma in realtà siamo condizionati da mille cose, da molte ideologie, da infiniti sguardi. Così, ossessionati dal parere altrui, finiamo per non ascoltare la sapienza del cuore e finiamo per commettere errori aberranti.
Nel rapporto di coppia o di amicizia, sul luogo del lavoro, nel contesto sociale in genere siamo purtroppo ancora molto influenzati dagli altri. Proviamo a chiedere agli psicologi quanti si rivolgono loro per il problema di non sentirsi all’altezza del proprio ruolo… tutta la vita la sprechiamo a chiederci se siamo stati dei buoni figli, dei buoni genitori, dei bravi cristiani, dei buoni preti…ecc. ecc. “Gli esami non finiscono mai…” diceva De Filippi.
Ma questo lo vogliamo noi! Simbolicamente noi siamo Erode tutte quelle volte in cui preferiamo spegnere la piccola fiammella della curiosità che nasce in noi per non fare brutte figure. Questo ha il sapore della debolezza e della vigliaccheria. “Preferisco essere me stesso” – lo diciamo spesso a parole, ma lo smentiamo altrettanto di frequente coi fatti. Ed Erodiade, la perfida, lo sa. Conosce il punto debole di Erode: il giudizio altrui. Cosa vorrà dire essere persone veramente libere? Il Battista ce lo ha insegnato. Per questo non ha più la testa…
Immagine: Artemisia Gentileschi (1593–1653), Salome with the Head of Saint John the Baptist (1610-15), oil on canvas, 84 × 92 cm, Szépművészeti Múzeum, Budapest.