Anch’io come papa Francesco non insisterei tanto sull’inferno. Non bisogna essere in mala fede, soprattutto con il successore di Pietro, e stare sempre lì vigilanti per inasprire i cosiddetti incidenti massmediatici che, per esempio, sarebbe bene evitare. Basterebbe non improvvisare e non cedere alle morbosità dei giornalisti.
L’inferno c’è. È dogma di fede. Gesù ne ha parlato più volte e non ha potuto non farlo, per la legge della incarnazione, secondo le modalità espressive ed il linguaggio del suo tempo. Decisamente apocalittico. Le fiamme dell’inferno, le tenebre, la lontananza da Dio, ecc. ecc.
Ma qui, nel vangelo di oggi, continua la reprimenda di Cristo con chi è falso. Si parla di ciò che meritano gli ipocriti, cioè gli “attori” quelli che fingono. I più bravi attori sono così convincenti che ti coinvolgono nella recita e ti sembra che stiano vivendo veramente. Mentre non è così.
Con la vita non si scherza. Il pianto e lo stridore di denti ci costringono a prendere di petto il caso serio della fede. Probabilmente dovremo piano piano togliere dalla nostra mente l’impianto culturale un po’ dantesco che ci fa immaginare l’Inferno come un luogo. Io penso che sia uno stato di vita. Anzi, di non vita. Di morte.
Mi sono autoescluso dalla salvezza così convintamente che nemmeno il Signore può farci più niente. È consolante sapere però che c’è sempre un margine, fine, finissimo… così sottile che solo il Signore appunto lo sa sfruttare. Si sa inserire. Perché non dimentichiamolo, da Adamo in poi… se c’è una volontà di Dio…è volontà salvifica. E l’unico peccato inescusabile è negare la potenza salvifica del Padre, il peccato contro lo Spirito Santo!
Ecco perché taluni sostengono che l’Inferno c’è, ma chissà se c’è effettivamente qualcuno…