Per non cadere nei sensi di colpa, giacché io un vangelo come quello che Luca ci propone oggi, non solo faccio fatica a viverlo, ma addirittura a concepirlo, mi concentro sulla premessa: “A voi che ascoltate, io dico…”
Evidentemente c’è modo e modo di accostare il Vangelo. C’è modo e modo per accostare Gesù. Ne sono certo. Anche lui avvertiva che c’è modo e modo di stare davanti alle persone.
Quante volte ho fatto questa esperienza nella predicazione. Sì, hai davanti centinaia di persone che stanno sentendo… certo…ma quante stanno veramente ascoltando? Ammesso e non concesso che stiano sentendo. A me capita quando viaggio. Accendo la Radio. Solitamente Radio Italia, solo musica italiana. Anni ’60… Ma mica ascolto… io sento. E ne sono consapevole, perché quando sento…la mia mente vaga. Non so spiegarlo bene. Quando non ci metto concentrazione, la mia attenzione va ad altro… Spesso quando predico mi accorgo di questo: ti guardano, sentono la tua voce…ma si vede chiaramente che stanno pensando ad altro.
E quindi Gesù si rende conto di quelli che “ascoltano” veramente e dice: “A voi che ascoltate…” cioè? Non vuole forse dire: a voi che mi prendete sul serio? A voi che non cercate di annacquare il vangelo. A voi che avete intuito la radicalità della mia proposta… ecco, a voi io oso raccontare il mio sogno.
Che è ancora il sogno delle beatitudini. Luca infatti riassume i tre lunghi capitoli di Matteo con questo brano più sobrio. Lo fa citando solo l’essenziale: la gratuità del dono, la pace come criterio di giudizio, l’amore da donare senza condizioni, utilizzando il paradosso dello schiaffo ricevuto senza opposizioni.
Solo che terminando Luca cambia rispetto Matteo: là dove Matteo conclude con il “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”, Luca corregge dicendo: siate misericordiosi come è misericordioso il Padre… La perfezione del Padre consiste nella misericordia.
Eh sì! Ci vuole proprio quella perché a chi mi sferra un pugno, umanamente io rispondo altrettanto. Lo disse anche il papa una volta in una piuttosto “infelice” improvvisazione…
Chi invece ascolta veramente il cuore di Gesù, non può che sentire l’umanissima sproporzione e indegnità.