Allora anche i discepoli litigavano? Per la verità, Luca usa il termine διαλογισμός che in greco antico segnalava qualcosa di più di una litigata. Quasi un regolamento di conti, un rinfacciarsi reciprocamente. Il tema era indisponente: “Chi di loro era il più grande”.
Possiamo ben dire che non avessero capito niente. Mi immagino Gesù quando si rese conto di quel confronto serrato, come avrà reagito? Il gesto simbolico di mettere al centro un bimbo, che in apparenza è gesto mite, in realtà mi richiama le grandi stramberie dei profeti quando provocavano Israele sulla sua condotta.
Anche qui. Il bimbo non contava proprio niente. Non era nemmeno soggetto di diritto in quella cultura. E purtroppo da noi, nella vita vera, è ancora così. Non passa giorno in cui si sente di violenza sui bambini. Abusi mostruosi e inascoltabili. Fanno subito scalpore. A volte si creano i casi. Si mettono alla berlina “i mostri”.
I mostri siamo tutti noi, quando abbiamo come criterio mentale “l’essere più grande”, mentre siamo niente. Pulviscolo atmosferico. Gesù non la fa lunga. Taglia la discussione di netto e pone un gesto a smentita di tutti.
“Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me”.
Non parlava dei bimbi, parlava di sé stesso. “Io sto in mezzo a voi come colui che serve?”
“Chi serve non può essere più grande del suo padrone!”
Immagine: Cristo benedice i bambini, olio su tela di Jan Salomonsz de Bray (1663)