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Invitati nolenti

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Lo abbiamo capito dai vangeli domenicali. Il nostro Dio non è uno che risponde con la vendetta a chi gli è ostile. Semmai rinnova l’invito. Lo sfondo non è più la vigna drammaticamente intrisa di sangue. Diventa una bella festa di nozze.

All’epoca di Gesù i rabbini spesso paragonavano il giardino dell’Eden alla bellezza di una grande festa, di un banchetto straordinario in cui i giusti avrebbero pasteggiato con Dio. Noi, per stare in compagnia del Signore, ci aspetteremmo che ci proponessero la ieraticità di un luogo sacro, il silenzio di un monastero di clausura.

Invece Gesù per parlare dell’intimità con il Padre tira in ballo l’idea dell’invito a nozze. Tutto è pronto. Non bisogna aspettare la fine dei tempi. Il Regno è qui ed ora. Niente obblighi. Niente doveri tediosi. Niente vincoli. Niente vestiti di sacco per autoflagellanti. Niente di tutto ciò. Solo la gratuità di una festa. Roba buona. Bei vestiti. Bella gente. Musica. Danze.

Eppure l’invito viene rifiutato e l’immagine di gioia viene funestata da elementi tremendi e macabri. Forse che Dio si sia pentito di nuovo, come ai tempi di Noè? Pentito d’aver creato? Non può essere. Dio non è vendicativo. Non punisce. E quando si parla di ira di Dio, forse è un concetto più vicino all’amarezza di chi constata i rifiuti, quelli di chi non vuole proprio partecipare alle nozze. I nolenti.

Ebbene, costoro sappiano che se la vita si gioca fuori dalla logica di Dio, se ostinatamente rifiutiamo di partecipare al banchetto nuziale, allora essa può sprofondare nelle tenebre.

Ecco l’ultimo elemento che occorre spiegare. Al posto dei nolenti, Gesù ordina che siano spinti dentro, a caso, tutti coloro che si incontrano… chiaramente non preparati decorosamente per le nozze. Perché dunque arrabbiarsi tanto se uno ha accettato di venire alle nozze, senza l’abito della festa?

Eh, io penso che a questo punto l’evangelista non si rivolga più a chi sta tentando di far fuori il Cristo, ma proprio a noi. Pare essere, infatti, rivolta a noi discepoli di oggi, che ci siamo trovati seduti al tavolo senza averne meriti particolari. Così, gratis…

E allora il messaggio è chiaro. Non corriamo il rischio dell’abitudine, della noia, dell’indifferenza. Torniamo a gustare la bellezza di un banchetto di nozze. Non gettiamo via l’abito della nostra vita interiore, la veste battesimale. Non commettiamo l’errore di non farci trovare pronti. Sarebbe sputare sulla felicità.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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