Non ritengo di essere attaccato ai soldi. Forse un po’ brianzolo, sì…dunque risparmioso e formichina. Ma se c’è da spendere, spendo. E in alcuni momenti so essere veramente generoso.
Forse perché mi mettono veramente tristezza e compassione coloro che sono schiavi del denaro e di tutto ciò che aiuta a procurarlo. Considero la cupidigia un gran brutto male da cui non si guarisce, purtroppo. Uno ci nasce.
Da parroco poi ho visto troppe famiglie rovinarsi per i soldi. Fratelli e sorelle non parlarsi più e coinvolgere i figli cioè i cugini che si adoravano, costretti a vivere un’inimicizia che non gli apparteneva. Quante liti per un’eredità, per un pezzetto di casa, per un passaggio nel cortile…ahimè!
Si chiama stoltezza. Arricchirsi. Arricchirsi. Arricchirsi. Ma a cosa giova tutto questo? Di quella carta moneta cosa resterà dopo la nostra morte? Cosa di tutto ciò che avremo accumulato potremo portarci via? Niente, assolutamente nulla.
Nudi siamo arrivati e nudi torneremo da dove siamo venuti. Gesù non vuole intromettersi in queste diatribe, non per ignavia. Dà per scontato che non c’è da perdere tempo in queste cose. Tempo che sarebbe meglio sfruttare per dedicarsi agli altri, avere a cuore il prossimo, essere generosi e donare ciò che abbiamo a chi abbia meno di noi, accogliere un bambino, un immigrato, un povero nella propria casa…
Cose come queste ci fanno sicuramente migliori agli occhi del Signore.