Diciamolo una volta per tutte. Dio non ci sta punendo! Nemmeno con questa pandemia esasperante. Come nel vangelo odierno. Cristo porta l’esempio di un massacro truculento in cui Pilato diede prova di ferocia uccidendo diversi Galilei oppure cita un incidente: il crollo della torre di Siloe che fece alcune vittime.
Si sarebbe aspettato il coinvolgimento, l’emozione, il dolore, la commozione da parte della gente. Invece sfruttano anche quella situazione per metterlo alla prova. Vogliono sapere se coloro che sono morti erano puniti da Dio per i loro grandi peccati.
Come se esistesse una gara: chi è più peccatore, chi è più colpevole? La radice del peccato è una sola ma la grazia di Dio risana l’uomo reintegrandolo totalmente.
Porsi cavilli teologici non è mai salutare. Queste persone rischiano di rinchiudersi nelle loro idee troppo umane su Dio, mentre Gesù è venuto per aprire loro la via ad una vera comunione con Dio, in una nuova vita. È vero che essi non troveranno una nuova spiegazione semplicistica alla sofferenza, ma attraverseranno gli avvenimenti, anche i più crudeli, in modo diverso, con un’altra prospettiva.
Il Signore ha pazienza con noi. Infinita. Non sta lì a pesare sulla stadera i nostri peccati per decidere chi ne ha commessi di più.
I suoi discepoli forse l’avevano intuito quando pregarono il maestro di non essere severo con un fico che non aveva i frutti maturi quando Gesù passò (e non era nemmeno stagione) e gli dissero: “…ancora un anno…” e se non darà segni di vita, lo farai tagliare.
Quanto tempo dovrà ancora aspettare il Signore con noi?