Leggendo il brano di vangelo proposto per questo ultimo giorno di ottobre, ci rendiamo conto di quanto odio alcuni farisei nutrissero per Gesù. “Non ha proprio pudore questo rabbi” – potrebbero legittimamente pensare! E in effetti, si rimane a disagio di fronte a tanta franchezza del Maestro. Oggi non ne siamo più abituati. Siamo avvezzi al diplomatico politically correct.
Me ne accorgo da un po’ di anni a questa parte, dove ho la sensazione che molti vogliano imbavagliare i preti quando predicano in maniera contraria al loro pensiero. Come se chi annuncia il vangelo, si dovesse porre il problema di “accontentare” i destinatari. In antico era concessa semmai la captatio benevolentiae, ma era solo una faccenda tecnica per attirare l’attenzione degli astanti perché si sa, con certi predicatori, il meglio che puoi fare e dormire.
Ecco, con Cristo certamente questo non poteva accadere! Avete visto cosa dice, come si comporta? Con che libertà smaschera le loro falsità e piccinerie, riconducendo tutto a verità, all’essenzialità. Nel nostro caso riesce a ridicolizzare coloro che si mettono in mostra. Noi invece li paghiamo per partecipare al Grande Fratello. La visibilità a tutti i costi, anche quando non hai niente da offrire: né arte, ne parte.
Purtroppo, a volte anche dentro la Chiesa. Certe comparsate in TV. Certe scelte. Certe interviste. Certe smentite. Tutto calcolato. Pur di far parlare di sé. Triste.
La frase probabilmente detta da Gesù sul serio è l’ultima: “Chi si umilia, sarà esaltato” Ma sicuramente già presente nei modelli sapienziali del Primo Testamento. Però distinguiamo. Non è un discorso di classe, politico, demagogico e dunque facilmente strumentalizzabile e riducibile a ideologia. No, mai.
Qui c’è da ricondurre tutto al suo stile. Lui per salire nel più alto dei cieli si è abbassato alla morte più umiliante. Mi sembra sufficiente per capire che a Gesù non interessa il galateo dei buoni commensali, a lui sta a cuore la nostra salvezza.