Mi fa strano da alcuni anni, da quando sono qui a Monza, non poter festeggiare come solennità questa giornata. Per chi come me è prete ambrosiano, san Carlo è il compatrono della diocesi. Anzi, pur amando tantissimo Ambrogio, la mia simpatia personale va per questo santo vescovo che ha reso grande la tradizione ambrosiana in tempi in cui si rischiava di perdere tutto.
Al collo infatti da decenni porto – oltre ad un minuscolo Crocifisso – una medaglietta dedicata a Saint Charles, un ricordo di un tour parigino di mia sorella la quale si ricordò della mia devozione, visitando un antico negozietto caratteristico.
Nel rito ambrosiano ci sono letture proprie. Nel nostro monzese, essendo solo memoria (sigh!), ci sono le letture del giorno. Ma, ironia della sorte, oggi c’è un brano di Luca che si adatta benissimo alla straordinaria figura del Borromeo.
San Carlo è stato capace di rinunciare a tutti i suoi privilegi, a tutti i suoi averi. Ed ha messo le caratteristiche del suo carattere particolare al servizio del Signore, risultando così un pastore molto prudente (e severo) e nello stesso momento pieno di amore (muore consumato quarantenne). In un’epoca come la sua dove regnava la corruzione, dove persino i vescovi non prendevano possesso delle diocesi loro assegnate preferendo fare la vita di corte e imboscandosi in ambienti di potere e di lascivia, lui sceglie di obbedire alle norme del Tridentino e di farle obbedire. Lui che era stato Cardinal nepote, cioè nipote del papa in persona e avrebbe potuto benissimo godere dei privilegi del nepotismo o addirittura ottenere il papato… preferisce prender su la croce di Cristo ed affrontare le difficoltà del ministero. Non avrà vita facile, ma se ancor oggi l’Arcidiocesi di Milano è quella che è, io ritengo che lo dobbiamo a lui…
San Carlo Borromeo intercedi sempre per la tua santa chiesa ambrosiana.
Immagine: San Carlo comunica gli appestati