Disonesta ricchezza

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Pecunia non olet, dicevano gli antichi. E sinceramente un proverbio del genere mi ha sempre abbastanza convinto. Anche nel Manzoni, dopo la conversione dell’Innominato, mi pare che si sostenga che un atto di carità, un atto di amore spazza via molti peccati, molte ingiustizie. Però ultimamente abbiamo preso atto anche di alcune prese di posizioni molto severe di papa Francesco nei confronti di suoi fidatissimi collaboratori, come il card. Becciu, a causa della poca trasparenza in questioni finanziarie. Io penso che il prelato, se è innocente, si caverà dai pasticci da sé stesso perché la verità trionfa sempre e anche di più della giustizia. Però il messaggio del Santo Padre è chiaro. I soldi non sono materia neutra. Se sono sporchi o se grondano sangue… è scandaloso che siano poi usati nel nome di Gesù Cristo e della sua carità.

Il brano di oggi ci educa a fare i conti con la disonesta ricchezza. Un po’ ne parlavo già nella riflessione di ieri. La cifra della fedeltà non è numerica. Se tu sei ladro, sei ladro. Non conta poi se hai rubato un euro o centomila. Sei ladro, punto. Cambia il giudizio morale sul tuo atto, ma la sostanza resta.

Semmai Luca ci insegna a considerare i fatti da un punto di vista diverso, perché Dio vede le cose da un’altra ottica. La misura degli uomini insomma non sempre coincide con quella di Dio. E, per quanto riguardo il denaro, questa verità è lampante. In certi casi può diventare l’antitesi di Dio, la scimmiottatura di Dio. Non si può servire Dio e mammona, lo sappiamo bene.

D’altra parte, e ne sono convinto, il cristianesimo non può essere contro il denaro. Eticamente si può fare del bene anche con il denaro. Basta però che non diventi lui il mio padrone, ma rimanga mio servitore. Non diventi mai il fine, ma si accontenti di essere sempre mezzo. Se è così, io ritengo che si possa benissimo essere usato per assicurarci le… “dimore eterne”.

È bello considerare questi “amici” di cui parla il vangelo come i veri poveri, quelli che avremo aiutato gratuitamente e che saranno una memoria viva del bene diffuso. E al nostro arrivo in cielo, non ci sarà bisogno di spiegazioni. Molto parlerà da sé.

Don Massimo

Don Massimo

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