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La misera e la nostra miseria

miseria

πτωχή è il termine che usa Luca per descrivere questa vedova che dona il suo piccolo obolo. Starebbe per “povera”. Ma in realtà dice molto di più.  La liturgia di oggi ci presenta un apoftegma biografico. Un episodio, magari anche abbastanza irrilevante, che però ci dice qualcosa di sostanziale su Gesù.

Egli assiste alla famosissima scena di chi, tronfio per aver affidato al tesoro del tempio una ricchissima offerta, se ne va pavoneggiandosi molto orgoglioso di sé e convinto della benedizione di Dio.

Il Maestro in realtà, come al solito senza paura di offendere il mondo degli scribi e dei farisei, afferma il contrario: Dio accoglie piuttosto le due monetine consegnate dalla misera vedova. La povertà dei mezzi materiali, infatti, spesso si traduce – per la durezza e la concretezza dell’esistenza – anche in squallida qualità della vita. E alla mendicanza di cibo subentra presto anche la povertà morale.

Gesù si commuove per quella donna che nella sua miseria dà una lezione incredibile ai ben pensanti. Lei si salva perché ha dato tutto di sé, di quello che quel giorno le avrebbe consentito di mettere sotto i denti qualcosa. Gli altri non hanno fatto una benché minima fatica perché si privano di nulla, perché quello che danno è superfluo. Danno ciò di cui potrebbero fare tranquillamente a meno.

Molte volte vengo rimproverato perché mi scandalizzo quando scorgo gente molto facoltosa mettere nel cestino delle offerte pochi centesimi, come se quel gesto equivalesse allo svuotamento delle tasche quando rientriamo in casa… “Ma don Massimo, si ricordi dell’obolo della vedova!” – mi dicono. Ed io vado in bestia perché l’offerta a Dio ha senso solo se ci costa sacrificio. Se non dobbiamo patir niente per ciò di cui mi privo, significa che quel gesto non è un gesto di amore.

È per questo che m’innervosisco, come l’altro giorno quando ho visto una signora accendere cinque candele uno per altare senza mettere nulla nella cassetta. Non ha senso. Quella donna pensa di essere esaudita? Boh! Direi che ha preso in giro il Signore.

Io non voglio giudicare nessuno. Lascio fare al buon Dio che sa leggere invece nel cuore delle persone.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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