Gesù ha un’anima sensibile. Preveggente e onnisciente pronuncia parole che hanno il sapore della profezia ma per noi che sappiamo come sarebbe andata la storia procurano ansia e ambascia. Gli evangelisti, di per sé, registrano questi detti di Gesù, alla luce della Pasqua cristiana, quindi con un messaggio in positivo. E in tale ottica sono da interpretare, altrimenti avrebbero il sapore lugubre di vaticini pagani, tipo quelli di Cassandra!!!
Gesù si riferisce anche a sé, al tempio del suo corpo che sarà presto devastato. L’ostilità nei suoi confronti si va esacerbando. Presto lo violeranno senza riguardi. Gli metteranno le mani addosso. Con inaudita violenza. Ricordiamoci il film di Mel Gibson.
La descrizione di un futuro cupo e guerresco la conosciamo bene. I TG televisivi ne sono pieni. E anche il linguaggio usato da Gesù, quello apocalittico, non suona così medievale alle nostre orecchie perché dalle Torri Gemelle in poi, abbiamo visto ormai scenari ben peggiori….
Ecco: questo lo possiamo affermare con certezza. Gesù, se usa queste immagini così forti, lo fa non per terrorizzare ma per lanciare un messaggio di speranza. Sì, proprio di speranza. Il rischio, anche per noi oggi, di incupirci, di lasciarci andare allo scoraggiamento davanti alle tante e devastanti notizie che ci giungono, è concreto e reale. Eppure, umanamente parlando potremmo essere infastiditi da tanto cordoglio che non esiteremmo a etichettare subito come pessimismo esagerato. Mentre non è così banale la soluzione.
Sempre, sempre – va detto -, nella Sacra Scrittura è proposta una via di uscita, una via di salvezza! A stupirci non dovrebbero essere le tinte rosse di sangue, oscure malefiche e tenebrose…ma il vero colpo di scena finale.
Di fronte a questi eventi che agli occhi di tutti equivalgono a distruzione totale, l’invito è a guardare oltre… ma non all’americana dove nei film western arrivano sempre i nostri a salvare e nemmeno all’insegna del “The day after tomorrow” che elogia le capacità umane e naturali di ripresa…. quanto un teologico invito a guardare oltre, altrove, a non ripiegare egoisticamente il capo su sé stessi… ma al di sopra della linea d’orizzonte, perché il Signore è comunque vicino. Noi per istinto siamo diversi.
Chiamati a guardare in alto, son sapevano staccare lo sguardo da terra.