Ἀρχὴ τοῦ εὐαγγελίου Ἰησοῦ χριστοῦ υἱοῦ θεοῦ.
Proprio così è l’incipit del Vangelo di Marco. Non che l’uso del termine “evangelium” fosse già come lo intendiamo noi, cioè tecnico, capace di indicare proprio quella cosa lì… ma più evocativo di un annuncio gioioso.
È la gioia di un inizio nel vero senso del termine. Si parla di Ἀρχὴ che lo stesso termine con cui si apre la Sacra Scrittura, il libro della Genesi. In principio Dio fece il cielo…
È sempre entusiasmante aprire un vangelo. Ma lo abbiamo mai fatto? Intendo leggerlo per intero? Quanto ci si metterà? Uno studente universitario mi informò che riusciva ad assimilare bene 20 pagine all’ora, quando si metteva a studiare per un esame.
E Marco sintetizza il suo vangelo in 16 fogli! Ad una lettura anche veloce, ci si impiegherebbe meno di un’ora! Noi che stiamo sui social mezze giornate intere. Proviamo a farlo. Non tanto per poterci vantare: “Ho letto per intero un vangelo”… quanto per renderci conto che c’è un disegno preciso, un progetto.
L’evangelista ha in mente due obiettivi: dimostrare che Gesù è il Cristo da una parte e che proprio lui, il Nazareno è il Figlio di Dio. Concentra tutto il suo lavoro in una riga. Un titolo, praticamente, proprio come una tesi universitaria che dovrà dimostrare.
Quindi oltre alla gioia degli inizi, tipica dei neofiti, di chi hanno incontrato Gesù amico e maestro, c’è anche il fascinoso richiamo di lasciarci prendere per mano per essere condotti ad una graduale scoperta.
Non a caso, il vangelo di Marco è soprannominato il vangelo del catecumeno. Anche noi alla riscoperta della nostra fede torniamo sui nostri passi e all’inizio di questo avvento guardiamo a Gesù che ci chiama a seguirlo, a ricominciare daccapo. Un nuovo inizio.