Precedenza

La liturgia insiste sulla figura di Elia. I discepoli di Gesù chiedono ragione di questa precedenza. Cosa significa che… “prima deve venire Elia”? Se Gesù è già lì e si autoproclama il Messia, allora perché attendere prima Elia che non si è ancora manifestato? Sembra legittima l’obiezione, non vi pare?

E infatti Gesù non ridicolizza la loro domanda. Anzi, con certezza reagisce dicendo loro che in realtà Elia è già venuto, ma non l’hanno riconosciuto. Mi sento di dire che questo è un grande onore che Gesù attribuisce a suo cugino. Paragonando il Battista ad Elia, Cristo lo ufficializza come “il più grande fra i nati di donna!” come lo definisce appunto il vangelo.

Eppure, non è stato riconosciuto come tale ed è stato messo a morte; una morte violenta e ingiusta che prefigura il destino del Cristo, che deve patire ed essere crocifisso.

Si capisce anche che per Gesù non era difficile dire che l’Elia atteso, in realtà, era già venuto. Allora perché è stato trattato come un fenomeno da baraccone?

Tragico destino dei profeti di ieri e di oggi, troppe volte canzonati e vituperati, ignorati e non accolti, che al massimo suscitano stupore ma non conversione, messi da parte o uccisi. Mi disgusta quello che girava, e gira ancora, in internet, contro il card. Martini!

Attenti a non ripetere lo stesso errore, impariamo a riconoscere i tanti segni di profezia che accompagnano la nostra vita, senza sminuirli o interpretarli secondo le nostre categorie, che “costringono” gli avvenimenti ad andare secondo una sequenza ben precisa mentre, in realtà, vanno in modo diverso da come ce lo aspettiamo.

Ed è bella allora questa preghiera che ho trovato e che vi propongo:

«Fa’, o Signore, che il nostro cuore sia aperto a tutto ciò che ci porta, oggi, all’incontro e alla conoscenza di te. Elia, Giovanni Battista e i tanti profeti che calpestano le nostre strade, tutti ci ricordano di restare desti, di non lasciarci impigrire nell’attesa del tuo ritorno alla fine della storia. Fa’, o Signore, che possiamo essere “profeti” gli uni per gli altri».