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Prima

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La prospettiva matteana del racconto natalizio è tutta dal punto di vista di Giuseppe.

E come sono contento della sorpresa che papa Francesco ci ha regalato da partire dallo scorso 8 dicembre: ha indetto una specie di anno santo tutto dedicato a san Giuseppe!

Lui stesso ha iniziato il suo ministero nel giorno dello sposo di Maria e avrà messo il suo pontificato sotto la sua protezione che di per sé c’p già, visto che Giuseppe santo è il patrono della Chiesa universale.

Ebbene questa prospettiva di Matteo ci presenta uno sposo diviso da una decisione da prendere (col cuore indurito) e un abbandonarsi trasognato alla dimensione onirica rivelatrice della volontà divina.

Si sa che Giuseppe è il giusto per eccellenza. Avrà fatto parte del gruppo dei “giusti”, i pii israeliti ancora fedelissimi alla legge di Mosè. Ce n’erano ancora ai tempi della nascita di Gesù. Delusi per l’attesa del Messia, non avevano però mai, mai abbandonato l’amore per il Signore. Egli vive nel rispetto totale della Legge, a prescindere.

Da questo punto di vista, ora il suo cuore è lacerato da quel “prima”. Il matrimonio era formato da due tempi: prima di andare a vivere insieme e dopo. Si erano già presentati davanti al sacerdote; erano già promessi. E sicuramente Maria avrebbe dovuto essere illibata, come era nei patti. Era stato imbrogliato. Lui sa, di non aver sfiorato Maria nemmeno con un dito. E l’amava ormai quella umile creatura… oh!                         Lo sa solo Dio quanto l’amava! E ora il dramma lacerante: deve denunciare Maria ma vuole salvarla a tutti i costi.

Lui sarebbe anche tranquillo: la Legge è dalla sua parte. Glielo consente. Anche Dio così dovrebbe essere contento. E allora perché il suo cuore non lo è? Perché non riesce a dormire bene? Gli occhi, gli occhi di quella ragazza non mentono. Lei non mi ha tradito. Come faccio ad andare contro questo amore?

Ecco, Giuseppe capisce questo: mette al centro l’amore verso la sua sposa. Sarebbe stato capace di guardare a quel figlio, non suo, senza provare ogni volta risentimento e rancore? Avrebbe potuto rimanere accanto a quella donna che Dio gli ha posto di fianco senza mai sfiorarla con un dito?

E questo amore lo porta a “trasgredire”, a relativizzare la Legge! E anticipa la teologia di san Paolo in un certo senso. La legge genera il peccato. L’amore genera grazia. E Giuseppe sceglie di essere fecondo di amore.  Così salva Maria… e sé stesso. Rende possibile l’incarnazione. Mistero incredibile.

Dio fa tutto, ma deve essere l’uomo ad imporre il nome. Prometto che durante l’anno approfondirò ulteriormente questo personaggio eccezionale, unico. Leggerò lo scritto del papa, appena posso. Ne farò oggetto di meditazione, perché nel mio celibato per il Regno mi sento di assomigliargli un pochino.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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