È la domenica del Battesimo di Gesù. Il Vangelo che ce lo racconta è quello di Marco. Il Battista ci aveva avvertiti: il mio battesimo è di acqua, il suo sarà di fuoco e Spirito. Marco conferisce alla scena la stessa importanza che dà alla Crocefissione.
E come si intuisce, anche proprio letterariamente le due scene si corrispondono e fan da cornice a tutto il Vangelo. Si chiama inclusione: tutto quello che c’è in mezzo è spiegazione di questi due estremi. La scena, è a dir poco scandalosa. Tant’è vero che Matteo ha sentito il bisogno di correggerla un po’. Là il Battista vorrebbe correggere il tiro: no, non sono io che devo battezzarti, sei tu che devi battezzare me! Invece qui la scena si svolge molto tranquillamente. Il precursore non contrasta, lascia fare.
Gesù incarnandosi si è abbassato. Ma arrivare fino alla purificazione dei peccati, non è un po’ troppo? E non è perfino un errore teologico. Noi lo sappiamo che Cristo Gesù ha condiviso tutto con l’uomo, eccetto il peccato.
Eppure è un inizio “tattico” … come per dire comincio proprio da lì. Il Battesimo nel Giordano rivela il mistero di Dio, la sua umanità. L’espressione che mi piace di più è questa: Gesù ci vuole far capire che è solidale con noi in tutto. È in nostra compagnia anche là dove noi siamo estremamente soli, nel male, nel peccato, nella morte, ed è lì che ho ancor più bisogno del suo esserci; è lì che si rivela Dio. Lì, tutti gli altri, lo lasciano solo. Esce il loro sano egoismo, quello che giudica. Dio lì non mi lascia solo. Condanna il peccato, ma me peccatore…mi salva! Vedete, questa è la manifestazione più alta di Dio eppure non c’è nessuna luce, nessun fulgore, addirittura, Paolo rincarerà la dose, Dio l’ha fatto anatema, maledizione e peccato per noi.
Questa scelta di Gesù di andare sott’acqua, di solidarietà assoluta è una scelta che salva dall’acqua. Sott’acqua manca l’aria. Uscirne è la vita. Anche nel nostro battesimo l’acqua diventa simbolo della morte.
Cioè: c’è un amore più forte della vita e della morte. Quindi un amore che va oltre la morte. Gesù che esce dall’acqua. Vuol dire nascere, risorgere: “Dal fianco suo squarciato sulla croce fluirono sangue e acqua”. Dove c’è questa solidarietà nasce il mondo nuovo, il mondo del Figlio, il mondo di “Fratelli tutti” direbbe papa Francesco.
Per meno di questo, saremmo tutti ancora sommersi sott’acqua cioè morti, come gli Egiziani appesantiti dalle armi e dai carri. Sotto l’acqua del nostro egoismo, della nostra morte. Quindi proprio questo suo immergersi è esattamente un risalire, un uscire dalla morte e dall’acqua. Mentre Adamo voleva salire ed esser come Dio, si è sbagliato perché Dio era il contrario. Dio è andato giù. Addirittura si squarcia il cielo. Il Cielo è simbolo di Dio: Dio non è più in alto. In questa scelta è presente Dio, perché Dio è amore. Dio non sta più in cielo, sta sulla terra.