Lo sposo è Gesù. Ed è arrivato. Come si fa a partecipare ad una festa di nozze, senza lo sposo? Noi per certi versi viviamo la quotidianità della nostra fede proprio così. Smarrendo il criterio più importante di tutti: la gioia che proviene dalla novità di un Dio che si dona per amore. E cambia tutto.
L’immagine del vino nuovo, del vestito nuovo a cui Gesù ricorre intende parlarci di tale radicalità di vita che va condivisa per assaporare ogni giorno la novità del cristianesimo.
Ma che cosa significa mettere vino nuovo in otri nuovi? Cosa vuol dire rinunciare a mettere toppe nuove su un vestito logoro e marcio. L’evangelista avverte il pericolo che anche l’insegnamento di Gesù venga trasformato in regole che le persone devono osservare, in regole che non corrispondono a quello che le persone vivono. Tutto questo va cambiato. La grandezza del Vangelo è che da sempre è stato considerato un testo vivente. Essere cristiani non vuol dire rispettare un regolamento, ma accogliere con amore le conseguenze dell’aver incontrato Cristo sul proprio cammino.
Noi, invece, spesso ci lasciamo ingabbiare da formule, da parole ripetute senza l’eco dell’anima. Continuiamo a ripetere senza scatti di creatività. Abbiamo magari a disposizione la novità, ma ne siamo spaventati perché non sappiamo dove ci può portare. E lo sappiamo verso dove andiamo: la spaccatura.
Gli otri si spezzeranno e si perderà il vino. Il vestito si logorerà di nuovo e avremo perso tempo e denaro. Basta con i rattoppi! Vogliamo che la nostra vita sia invasa dalla novità di Gesù!
Molto semplice e diretta, Madeleine Delbrel sosteneva: “Vivere come Gesù Cristo ha detto di vivere, fare ciò che Gesù Cristo ha detto di fare e viverlo e farlo nel nostro tempo”.
Semplice…? O no…(!)…?