Marco è attento ai dettagli nonostante la sua essenzialità. È solitamente sobrio, nel suo dire. Racconta della perplessità di Erode, timoroso della predicazione del Battista. Io la chiamerei coda di paglia. Ma perché negare un briciolo di umanità in chi sapeva di essere immorale? Un omicidio pesava sul cuore. Del fratello, per di più. La vita in perenne adulterio con la moglie di suo fratello. Come siamo lontani dalla idealizzazione del Re che doveva essere il modello del credente per il popolo di Dio! E cosa dire della lascivia con cui guarda sua nipote? Giaceva con Erodiade, ma gli sarebbe piaciuto possedere anche Salomè… non c’è dubbio! Quel bocconcino succulento della nipote… Mi sembra di vedere la saliva che cade dalla sua bocca mentre gode nell’assistere all’orribile danza! Si avverte l’eccitazione lussuriosa.
Oltre a questa debolezza tutta e tipicamente maschile, c’è anche l’altra, disgustosa, anche perché al femminile: l’astuzia della compagna, mortalmente arrabbiata verso quel profeta che non la rispetta e la svergogna pubblicamente. Una madre. Una madre che avvia alla prostituzione la figlia. Che quadretto!
Ma alt! Non fermiamoci a giudicare la scenetta. Troppo comodo. Ho trovato che Marco per parlare dell’orribile vassoio, usa un termine particolare: πίναξ che in realtà significa tavola, quadro. Nella sala di un re, non me lo immagino un vassoio di legno…ma di metallo, magari di argento, magari così lustro che ci si può specchiare e diventa un quadro raccapricciante.
Specchiamoci anche noi! Al di là del sangue che ancora sgorga dal collo del Battezzatore, potremmo vederci anche tutte le nostre stesse miserie e meschinità che rimangono tali finché non c’è pentimento sincero e vera conversione.