Sette pani

pani

Sette è, nella Bibbia e nella Chiesa, il numero della pienezza e della compiutezza di una realtà organicamente unitaria. È un numero primo. Nel modo di ragionare dell’ebreo il sette chiaramente indicava qualcosa di perfetto: “Quando devo perdonare, va bene se perdono sette volte?” – aveva chiesto Simon Pietro.

Ma non stiamo a scomodare la gematria e tutta la interpretazione dei numeri nella Sacra Scrittura. Qui Marco vuole sottolineare la sproporzione fra pochi pani e due pesci e quattromila persone!

Tutti infatti facilmente intuiscono che nel vangelo di oggi, il riferimento al banchetto eucaristico è molto di più di un’allusione. Si potrebbe pensare anche che la ripetizione del miracolo dei pani raccontata più volte nei vangeli trova ragione nella volontà di collegare strettamente il segno più forte della nostra liturgia, l’eucaristia, con il dramma e la sfida della storia.

In questa pericope poi non vi è il vino accanto al pane, ma il pesce, e non c’è perfetta ripetizione delle parole dell’istituzione dell’eucaristia. Tuttavia questo segno deve far ricordare anche l’Ultima Cena e lo spezzare del pane delle prime comunità di discepoli, per comprendere più a fondo il senso di quella Cena ripetuta in memoria del Crocifisso Risorto. Ed è proprio quel primo “banchetto liturgico” a ritornare oggi nel nostro brano come fondamento e principio di una giustizia e di una verità richieste dalla mensa liturgica anche per il cibo necessario per la vita terrena.

Gesù si dona. Ma vuole che noi offriamo quello che abbiamo. Il resto lo farà lui. Non a caso, c’è un’abbondanza di avanzi…raccolte nelle ceste. Guarda caso… sette.

Come nella Liturgia il Pane è spezzato perché ciascuno e tutti possano riceverlo, così questo è richiesto perché anche del pane terreno tutti possano nutrirsi. Noi siamo al servizio di questa verità, come i diaconi. Guarda caso…all’inizio erano…sette!

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo