Sprecare

pregate

In questo primo lunedì di Quaresima siamo invitati dal vangelo a riflettere sulla preghiera. E ci viene chiesto di non sprecare le parole.

Sono grato a chi nell’ultimo anno di seminario, ormai 33 anni fa, mi ha fatto incontrare lo stupendo filosofo Franz Rosenzweig. Le lettura del suo capolavoro, La Stella della Redenzione, fu ardua. Ma ricordo quei mesi come energizzanti. Forse ero motivato per la vicina ordinazione sacerdotale, ma anche per il “nuovo pensiero” che tale filosofo mi obbligava ad avere. Non ero abituato ad una riflessione di questo tipo.

Sapere poi che fu composta scrivendola su cartoline postali inviate dal fronte della prima guerra mondiale, mi colpiva oltremodo. Ricordo le sue pagine sulla preghiera. Era ebreo. Critico di Hegel. Aperto al cristianesimo, tentato quasi di convertirsi. Affascinato da Cristo, nella sua dimensione redentiva, non riuscì a crederlo come Dio (probabilmente) e non si fece mai cristiano.

Ebbene lui sosteneva…perdonatemi se mi ricordo a spanne, sono passati più di trent’anni che chi prega pecca solitamente per essere in anticipo o in ritardo. Quando preghiamo siamo fuori tempo. Anche Gesù rimprovera circa il modo di pregare, che non è un convincere Dio, un tentarlo, un obbligarlo. Lui sa già come comportarsi.

La preghiera semmai deve essere come un raggio che ci illumina. Una illuminazione. E sosteneva che nel pregare noi o diventiamo dei visionari (che pretendono di vedere le cose in anticipo e sembrano che comandino su Dio) o del peccatore (che finisce per rammaricarsi del fatto che Dio pare stia in silenzio e lo abbandona al suo errore).

Ebbene sia la preghiera del visionario e del mistico, sia quella del peccatore… ritardano, dunque, ambedue, la venuta del regno di Dio: la prima cercando di forzarne la venuta, di fare in modo che esso venga prima del tempo; la seconda, all’opposto, escludendosi “da sé dall’abbondanza dell’amore che l’attimo del tempo favorevole si attende e di cui ha bisogno”. In questo modo, secondo il pensatore di Kassel, “solo la preghiera elevata nel tempo opportuno non ritarderà la venuta del regno”.

Questa interpretazione di Rosenzweig a me piace molto. Educarci ad essere opportuni con Dio. Va bene qualche volta potremo essere insistenti come la vedova maltrattata dal giudice, qualche volte invadenti e ripetitivi come quello che va di notte dall’amico a farsi prestare le cose… ma la preghiera di Gesù – che trovo perfetta – ci insegna quotidianamente a non sprecare le parole, a non arrivare né in anticipo su Dio né in ritardo sulla realizzazione del suo volere.

Ma a tempo. A tempo debito, opportuno.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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