Nel vangelo di oggi ricorre molte volte questo termine. Non può non attirare la nostra attenzione ed invitarci ad una riflessione. Gesù rivendica. Durante la passione tacerà. Muto rimarrà come pecora condotta al macello. Ma qui parla, anche troppo, anche con determinazione. Siamo abituati nei sinottici a frasi brevi pronunciate da Gesù, a parabole semplici narrate dal Maestro.
Al contrario nel vangelo secondo Giovanni viene registrato in modo drammatico e difficile il conflitto tra Gesù e i giudei. Lunghi e complessi discorsi dicono l’evoluzione di una comprensione della missione di Gesù che porta nettamente alla fede o al rifiuto. Gesù è scandaloso, si mette come pietra di inciampo soprattutto sul percorso di chi lo vuole provocare e combattere. Ogni sua parola smonta, demolisce l’ipocrita sistema religioso dei giudei ed esalta la rivelazione che porta alla fede. Non teme di dire che chi assicura la veridicità della sua testimonianza è Dio stesso.
Ci verrebbe da giudicare l’ottusità degli uomini “religiosi” suoi contemporanei. Ma se fossimo stati là noi? Forse avremmo fatto una figuraccia ben peggiore…
Allora preferisco fermarmi anche oggi e semmai pregare. Semplicemente:
«Signore, i discorsi di Gesù si prolungano nel tempo. Non sono rivolti solo ai giudei di allora.
Oggi egli parla a noi e chiede a noi di prendere posizione nei suoi confronti.
Sostieni la nostra testimonianza di fede, aiutaci a non coltivare religiosità atee».