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Tuo padre e io

padre+io

Oggi inizia l’anno dedicato dal Santo Padre alla famiglia, a cinque anni dalla pubblicazione della lettera enciclica “Amoris Laetitia”. Durerà fino al raduno mondiale pensato per ogni famiglia nell’estate 2022 a Roma. Speriamo di poterlo vivere, finalmente liberi dalla pandemia. Anzi ci affidiamo proprio al patrono della Chiesa, perché inizi presto una nuova stagione.

Festeggiare lo sposo di Maria in questo anno voluto, ancora da papa Francesco, in onore del padre putativo di Gesù, significa accogliere il mistero della paternità. Da tanti decenni si dice che l’uomo contemporaneo è orfano di padre.

L’episodio al tempio, dove si mescolano l’angoscia di un padre e di una madre per aver perso il proprio figlio per diversi giorni e la rivelazione della missione esigente del piccolo, illumina entrambi gli aspetti di questa paternità. Custodire, proteggere, ma anche far crescere, avviare alle responsabilità, aprirsi alla propria vocazione e mandare, lasciar andare, rendere autonomi.

Giuseppe cosa avrà pensato nel sentire quelle parole di Gesù dodicenne al tempio? Si sarà sentito offeso? – Ecco il ragazzo mi sta rinfacciando che non sono suo padre – avrà pensato. E Giuseppe ricordava ogni giorno questa verità. Eppure non si è mai pentito di non aver ripudiato Maria.

E sono parole che suonano oggettivamente sgarbate, pretenziose, come quelle di tanti adolescenti che mettono in discussione la capacità genitoriale di molti adulti. A volte, a ragione.

E allora, cari genitori invece di essere permalosi… riflettiamo insieme. Sostiene un autore in voga: «È un padre nuovo quello di cui siamo alla ricerca: un padre Testimone, non più in grado – come la storia si è incaricata di dimostrare – di incarnare il Senso, la Legge, la Verità, bensì di testimoniare con la propria vita e le proprie scelte un Senso possibile, una Legge possibile, una Verità possibile. Il padre-testimone può essere anche un padre adottivo, non essendo il sangue, bensì la capacità di mostrare il legame fra legge e desiderio, la sua qualità essenziale». (Massimo Recalcati)

Giuseppe proprio questo aveva fatto: aveva custodito non solo la persona di Gesù, ma anche l’immagine di Dio in lui. L’aveva contemplata e aveva permesso ad essa di esprimersi. Ecco il risultato. Le cose del Padre mio sono la mia vita, la mia missione, non lo sapevi? Sì, Giuseppe e anche Maria lo sapevano. Per questo tace. Giuseppe tace sempre. Non si è mai difeso. Non ha mai usato la parola: “Io”.

Ci vuole la tenerezza di Maria per riconoscere tutta la grandezza di questo sposo e prendendo la parola con grande rispetto e profondo amore gli cede il posto dell’autorità. Non dice: “Io e tuo padre ti cercavamo” …bensì il contrario: “Tuo padre ed io…”

Precedenza ad un giusto.

Immagine: ‘Il ritrovamento del Salvatore nel tempio’ da William Holman Hunt (1827-1910), olio su pannello

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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