Nel brano di oggi rifletto su un termine: dissenso. Viene usato tre volte in tutto nel vangelo di Giovanni. Allude alla divisione. Una volta accade fra i farisei. La seconda in occasione della guarigione del cieco nato. E poi sotto la croce, quando i soldati si spartiscono le vesti di Gesù.
L’evangelista vede in queste occasioni un simbolo. C’è in ballo l’unità. La tunica, per esempio, era stata tessuta completamente dall’alto…tutta in un pezzo. Ogni divisione – ed è un monito molto importante che l’evangelista lancia alle comunità cristiane -, ogni divisione nell’amore ne occulta la visibilità. Chi vede i cristiani uniti, crederà in Cristo. Ogni divisione è una ferita alla credibilità dei testimoni.
Si usa il termine: scisma, che viene proprio dal duro verbo greco: squarciare. Questo è un tema caro a Giovanni che ricorda bene le parole del Maestro all’Ultima Cena: “…perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).
Laddove c’è l’unione, l’amore è credibile. C’è un messaggio, quello dell’amore, e questo non può essere diviso, c’è un’unità nel messaggio: le modalità di vivere questo messaggio saranno diverse in base ai punti cardinali, in base alla cultura. Questa è la grande libertà che dà l’evangelista: non lascia una legge a cui tutta l’umanità, indipendentemente dal clima, dalle condizioni geografiche, dalle culture, dalle spiritualità, si deve assoggettare: l’unico messaggio visibile è quello dell’amore, della quale la manifestazione massima sarà Gesù sulla croce.