Tentazioni

Abbiamo ascoltato: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”. Sospingere. Verbo forte. Marco nel suo parallelo ne usa uno ancora più: “Lo catapultò”. Stupisce questo Spirito che non ti cava dalle difficoltà, non cava Gesù dalle difficoltà, non lo porta in una zona aerea. Lo mette dentro nella situazione, che è espressa bene dalla cifra del deserto. Spero che il mio deserto sia terminato. Alcuni fedeli infatti mi hanno fatto notare che questa pagina è ferma da prima di Natale. Diffido da quelli che scrivono sempre. Hanno sempre qualcosa da dire. Esco da un periodo di aridità, lo confesso. E non so nemmeno se ne sto uscendo.

Ma in questa prima domenica di Quaresima mi riconcilio con me stesso. Non è male ogni tanto lasciarsi risospingere dallo Spirito. Devi solo essere preparato perché il deserto nella Bibbia è il luogo della intimità con Dio che ti attende per parlarti sul cuore. La condurrò nel deserto e le parlerò al cuore – cantava il profeta.

Però il deserto è il luogo della tentazione. Chi ha paura della tentazione? Io non tanto e non perché ho le stesse motivazioni di Oscar Wilde che sosteneva: “L’unico modo per liberarsi delle tentazioni è cedervi!” Quanta ironia! Grande. Però cedere alle tentazioni, non si fa. Non è evangelico. Noi dobbiamo resistere alle tentazioni, non è vero? Non scherziamo.

E allora cos’è una tentazione? Pensiamo che riguardi il pane, le cose, il potere? Mah…non mi convince anche se l’evangelista le sintetizza tutte nelle tre che conosciamo. Innanzitutto Gesù non ha avuto la tentazione durante i quaranta giorni. Mi intriga. Stai due o tre giorni senza mangiare e vediamo! Io se sto due o tre ore senza sgranocchiare qualcosa, ho già il brontolio nello stomaco!!!

Sta scritto: “Terminati quei giorni, Gesù ebbe fame”. E solo lì compare il Satana. La fame dice chi siamo. Sosteneva il gesuita padre Fausti: “La fame è il luogo di tutte le nostre tentazioni. La fame indica il bisogno, come la sete. L’uomo è bisogno. Di che cosa? Siccome abbiamo la vita, ma non siamo la vita, abbiamo bisogno di cibo per mantenerla – la vita animale –, quindi il primo luogo della tentazione è la nostra animalità, tutto quello che ci serve per vivere, dal cibo al petrolio che serve per riscaldare, alla corrente elettrica”.

Facciamo i conti con le nostre tentazioni. Vuol dire una cosa semplice: vivere la nostra vita che è tutta una prova. Ricordiamoci che la parola tentazione ha – come dire – un senso positivo in greco, significa trapassare con la punta, andare oltre, anche trovare il guado. È una parola da cui deriva anche la parola italiana esperienza, esperto. Nella prova diventi provato, fai esperienza, diventi esperto. Però c’è anche un pericolo – il rischio di perire (hanno la stessa radice verbale in greco). Così la tentazione diventa cifra della vita umana dove tu devi oltrepassare per fare esperienza, diventare esperto, col pericolo di perire. Comunque diventi perito nella tentazione, nel senso che perisci o che sei perito, quindi esperto. Non si passa mai attraverso la vita illesi. Non è mai neutra la vita. Ogni realtà è sempre ambigua, è sempre una prova, dipende da come la vivi. Gesù oggi ci ha insegnato d’averla vissuta sempre da Figlio nello Spirito.

Immagine: Le tentazioni di Gesù – Arcabas
Arcabas, pseudonimo di Jean-Marie Pirot (1926 – 2018) considerato il “padre” dell’arte sacra nel ‘900

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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