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Sudario

sudario

È Pasqua. C’è una tale abbondanza di Parola di Dio che spiazza. Volendo proseguire con la scelta di “parole poverette” – o immagini semplici per così dire – su cui solitamente si sorvola, mi fermo su questa. È presente nel racconto evangelico. Presso gli antichi Romani il sudario era il “fazzoletto di lino finissimo usato per detergere il sudore”. Il vocabolario Treccani conferma. Però poteva essere anche una fascia di lino con cui erano abituati ad avvolgersi il collo, i soldati romani, come si vede in molti dipinti o nelle sequenze cinematografiche.  Con tale pezza si velava il volto della salma. Faceva proprio parte del corredo funebre del defunto, insieme con la sindone e le bende che avvolgevano mani e piedi. Giovanni ce lo racconta (20, 6-7). Famoso anche il versetto di Manzoni in uno dei suoi inni: “È risorto: il capo santo Più non posa nel sudario”.

Dietro questa immagine, che ha decisamente il sapore della morte, si nasconde il mistero della Risurrezione. Ci piaccia o no, un sepolcro vuoto è il protagonista di questa storia. Tante cose stupiscono. Questo sepolcro dove tutti ci aspetteremmo un cadavere, è vuoto. Il corpo non è lì. Subito la ragione corre: l’avranno rubato. No, non è stato rubato. Nessuno mai l’avrebbe portato via nudo, diciamocelo. Per igiene, per scaramanzia, per paura… Ci sono infatti le lenzuola di lino, bianche stese, profumatissime. Per chi è abituato, come me, a visitare i defunti per un’ultima benedizione l’olfatto è abituato all’odore della morte. È tipico. Qui non c’è accenno, come per Lazzaro che puzzava. Qui si respira vita, tranne l’unico segno della morte evidenziato – appunto il sudario (anche il sudore ha un odore tipico) – che viene trovato ben ripiegato a parte. Cosa significherà?

Forse solo chi sa amare, capisce. Tipo, la Maddalena. E siamo condotti anche noi sulla strada della fede cieca a credere subito, come l’amore a prima vista. C’è e basta. Dopo il suo amore rivelato sulla croce, c’è da entrare adesso nel mistero di chi lo incontra. Vivo. O ci credi o non ci credi. Qualcuno parla di dono.

“O sprovveduti militi! Custodivate un sepolcro e avete perso il Re; vigilavate una lastra tombale e vi è sfuggita la pietra di giustizia.  O ci ridate il corpo o celebrate il Risorto e uniti a noi cantate: Alleluia, alleluia!” così si recita nella liturgia ambrosiana nell’ottava di Pasqua. Ed ha il sapore della provocazione più audace questa antifona.

Io però non amo indugiare troppo però sui segni fisici della Risurrezione, io mi lascio attirare dalla nuova vita in Dio.

Buona Pasqua!

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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