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153

pesci

Mi dedico – come sapete – al vangelo delle piccole cose. Mi concentro su termini o oggetti a cui non diamo tanto peso, quando ascoltiamo la Parola di Dio. La scena è inserita nell’epilogo che Giovanni ha voluto aggiungere alla sua stesura ormai conclusa.  E c’è Pietro che è ormai un altro uomo. È tornato alla vita di prima, ma è cambiato. Di lui si dice che sale sulla barca e “tira” la rete. È la stessa parola di quando Pietro “tirò” la spada. Pietro non tira più la spada per uccidere, ma tira la rete per portare alla vita i fratelli. Ormai sarà pescatori di uomini. E la stessa parola viene fuori quando Gesù dice: Quando sarò elevato, “at-tirerò” tutti a me. C’è una forza che a Pasqua è scaturita e che non si esaurirà mai più. Nemmeno nei periodi più neri.

 

Ebbene, la rete è piena di grandi pesci. E pur essendo così tanti, la rete non si squarciò precisa l’autore. Questa parola squarciarsi, richiama la tunica di Gesù, il suo corpo che non va diviso. Cosa vuol dire? Questa rete contiene tutti gli uomini. Se noi ci dividiamo tra noi, dividiamo il corpo del Figlio, e questa rete non va mai rotta, dobbiamo sempre essere in comunione e in amore con tutti.

 

Questi pesci erano 153. Ce lo vedete Pietro che sta lì a contarli? Cosa vorrà dire 153? Sono state fatte infinite ipotesi e credo che Giovanni (o chi per lui perché il capitolo 21 è un’aggiunta bella e buona) s’è divertito a lasciar spazio alla fantasia. Certamente aveva in mente qualcosa. Gerolamo dice che 153 erano le razze di tutti i pesci, quindi vuol dire che la totalità degli uomini sono salvati. Agostino dice che 153 è la somma di tutte le cifre da 1 a 17, vien fuori poi un triangolo perfetto dove fa altre elucubrazioni su questo triangolo. Però aggiunge anche un’altra cosa: che 17 è 10 più 7. Dieci richiama il decalogo, la legge e sette i doni dello Spirito. Cioè: tutti gli uomini, tutti i pesci, possono vivere la legge – il comando dell’amore – grazie al dono dello Spirito. Altri dicono, partendo da questa intuizione di Agostino, che 10 è ancora
un numero dato da 10 più 7, dove 10 indica la comunità, sette la totalità, vuol dire che la totalità degli uomini è chiamata a fare comunione. Altri ancora dicono: 17 è 5 più 12: tutto vero, di fatti 5 sono i pani e 12 le ceste avanzate. Un’altra interpretazione che non so bene da dove venga, dice che 17 è il valore numerico della Parola ebraica tov che vuol dire “bene”, “bello”, perché ogni lettera ha un valore e sommando le lettere di tov viene fuori 17 che vuol dire bene e bello. Allora vuol dire che in quella rete c’è contenuto il bene e il bello che contiene ogni bene e ogni bello. Cioè è tutta la bellezza e la bontà di dio ormai riversata sull’umanità che è diventata uno nell’amore. Poi ci sono molte altre interpretazioni; una lunga che non sto a spiegare perché è complicata e può darsi che sia anche la più vera, però sono tutte possibili, e altre che si basano su calcoli ancora più raffinati che vedono 153 come la somma delle varie lettere in ebraico della parola “comunità dell’amore”, simbolo della
chiesa, o della parola “figli di Dio” e altre cose ancora. Quindi chi più ne ha più ne metta.
In sintesi: tutti siamo portati a salvezza nell’amore. Tutti. E rappresenta la moltitudine infinita. Per dire ciò in greco si usa non “quantità”, ma “una pienezza”.

 

Non è mai piena la casa del Padre fino a quando manca un figlio. Quindi è la pienezza di tutta l’umanità, anzi dell’universo, di Dio che è tutto in tutti… Questo è il frutto della pesca, se ascoltiamo la sua Parola. E questo è anche il frutto che portiamo noi all’Eucaristia, la nostra vita eucaristica.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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