Strappare

strappera

Le accezioni al verbo usato nel vangelo di questa quarta domenica di Pasqua hanno svariate sfumature. Le radici antiche del termine includono il significato di strappare, rubare, violentare, prendere come un uccello rapace, togliere dalla terra le erbacce: ἁρπάζω, che si pronuncia “arpazo”. Ha un rimando anche alle azioni di guerra, quando il nemico non contento di aver aggredito, non vuole lasciare nulla sul suo percorso già devastato cioè strappa via, porta via, afferra in fretta, sopraffà, saccheggia…

Contrapposta a questa negativa forza è la bellissima immagine del pastore che ha in braccio la sua pecorella. E la stringe a sé. Gesù sta ribadendo con convinzione e in maniera trasparente la sua volontà: tutta la sua vita, tutto ciò che lui ha fatto in nome del Padre è segno che lui è il Cristo che è venuto a dare la salvezza, la vita e la luce agli uomini. Però dice “voi non volete credere”; altrove dirà “non potete credere” perché? Perché la fede non è una questione teorica, è molto pratica, è un salto, è un mistero, è affidarsi.

Mi danno noia quelli che esclamano: “Beato te, don Massimo, che hai il dono della fede…” come se fosse fatalistico il non averla. A costoro vorrei ricordare che in realtà uno è portato già naturalmente a credere, a compiere piccoli atti di fede in valori, in situazioni e persone. Uno crede sempre in qualcosa o in qualcuno, fonda la sua vita su qualcosa o su qualcuno, su qualche valore e quindi affida la sua vita a questo qualcuno, a questo valore.

Ora chi non affida la vita al “Pastore bello” che sa esporre, disporre, deporre la sua vita per le pecore, vuol dire che sta affidando la vita in direzione opposta, che segue altri pastori, ed esattamente il pastore della morte e allora è libero di proseguire verso la morte.

Ma c’è questa parola di Gesù che ci rende sereni: “Nessuno potrà rapirti dalla mia mano”. La mano è il potere di Gesù. Quella mano che è stata inchiodata sulla croce, ora ha un immenso potere perché è la stessa mano di Dio creatore e redentore. Ed è più forte di ogni potere potente e di ogni altra potenza mondana. La sua stessa mano è quella del Padre che ha il potere di amare senza limiti. Siamo in buone mani. E non temiamo nessuno strappo, nessuno scippo.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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