Il più famoso è quello di Van Gogh. Ma se fate una ricerca in rete, vedete che il Buona Samaritano è raffigurato quasi sempre con un asinello. Qualcuno gli regala nobilmente un cavallo, qualcun altro un bue; ho trovato persino un cammello. Ma Luca non usa nessuno di questi termini se non un sostantivo neutro: κτῆνος [-εος, τό] che alla sua prima accezione indicherebbe ciò che questo uomo sensibile si era comprato per sé. Si usava specialmente per il possesso di greggi. Ma in genere indicava una bestia, un animale. Qualcuno ha tradotto: “dopo esserselo caricato sul suo giumento…”
Dunque è solo questo che ci deve interessare. Olio e vino. Un intervento di primo soccorso, diremmo. Ma non si accontenta di quello. Si accorge che ha bisogno di altro, talmente l’hanno conciato.
Ribadisco nella lingua usata da Luca c’è una parola che significa: “ciò che si è comprato”. Quindi alla faccia di chi continua ad usare questa parabola contro noi preti, perché in effetti…non ci facciamo una bella figura… costoro dovrebbero capire che Gesù non aveva intenzione di insultare nessuno.
L’attenzione dunque non va tanto sul sacerdote, sul levita (che ripeto non ci fanno una bella figura), ma su ciò che Gesù si è comprato a caro prezzo. Dietro il samaritano c’è il Figlio di Dio che si è piegato sull’umanità. Cristo si è comprato a caro prezzo tutta la nostra umanità, la nostra carne, il nostro limite…addirittura il nostro peccato.
Gesù carica sulla sua umanità tutta la nostra disumanità. È quasi un pochettino, non sul suo giumento ma sul suo soma (termine che richiama somaro!!!), cioè sul suo corpo sulla sua corporeità. Ecco nel suo corpo porta il nostro male, dalle sue piaghe siamo stati guariti.
E un’immagine del Buon Samaritano senza cavallo, senza bue, senza cammello e senza…asino, io l’ho trovata! Spero che la incontrino tutti.