Il Vangelo delle piccole cose oggi mi fa orientare lo sguardo sull’inciso iniziale. È il famoso brano delle beatitudini narrato da Matteo. Gesù è uno che non sa non vedere. Vede e si rende conto. Sul monte c’è una gran folla. Sarebbe bello avere il tempo per sviluppare questo tema: la folla nel Vangelo, la folla nella Sacra Scrittura.
Nella Bibbia spesso vediamo Gesù attorniato dalla gente, chiamata ora folla, a volte turbe, a volte popolo. E non sempre ha valore positivo. Sovente è “massa indefinita”. Questa folla non è più il popolo di Dio e non è ancora la Chiesa, il nuovo popolo. Quando proclamo il Vangelo dal pulpito e incontro questo termine, cerco di raffigurarmelo. E la prima sensazione che provo è quella dell’anonimato. Per anni ho vissuto a Milano, per anni mi sono servito al mattino presto della metropolitana. Ecco, la folla anonima!
Però c’è un percorso possibile, perché questi – una volta ascoltata la Parola di Gesù escono dall’anonimato e creano un legame. C’è dunque una piccola relazione nasce in tutte quelle persone che non hanno volto né nome ma che a Gesù qualcosa chiedono e che diventano importanti per il Maestro: ora una Parola, ora un conforto, ora un miracolo.
Si accalcano davanti alla casa di Pietro a Cafarnao perché vogliono ascoltare il profeta di Nazareth. In riva al lago di Tiberiade tanto da costringere il Maestro a salire su di una barca per non rimanerne schiacciato. Lo seguono lungo il peregrinare in Galilea nella speranza di poterlo ancora ascoltare oppure di vedere i prodigi di cui era capace.
Ma di colpo la folla diventa anche ostacolo come per Zaccheo che non riusciva a vedere Gesù, o per l’emorroissa che ha dovuto farsi largo anche con una certa aggressività per arrivare almeno a sfiorare la frangia del suo mantello. Oppure gli amici del paralitico che decisero su due piedi che valeva la pena sfondare il tetto perché la calca era troppa.
Quanto antipatica è poi la folla che si è prima riempita la pancia e corre per sequestrare Gesù e farlo re? La stessa che sbraiterà urlando “Crucifige!” preferendo Barabba? Popolo bue. Popolino pagato. Clac. Facile ad essere corrotto. Pecoroni da strapazzo! Facciamo attenzione, allora. Da folla di discepoli a pecoroni da strapazzo il passo è breve. Quando Gesù guarda le folle, le fa sedere ed inizia ad insegnare a rendere pubblico il suo programma, Egli in realtà vede noi. E noi dobbiamo scegliere e capire che c’è una gradualità. C’è come una scala di valori, una priorità, un procedere a cerchi concentrici. Forse è un metodo divino.
È molto diverso quello che Gesù chiede ai discepoli, agli apostoli o alle folle. Con chi lo segue da vicino perché ha ricevuto una vocazione particolare o gli viene assegnato un ruolo fondamentale, come i discepoli e ancor più gli apostoli, Gesù è particolarmente esigente e severo, diversamente quando si rivolge al popolo, alle turbe stanche, assetate o affamate.
Quindi…anche noi apparteniamo alla folla…va bene…ma cosa desideriamo essere? A chi ha, sarà chiesto di più…