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Sgabello

sgabello

Per la nostra “ironica” rubrica volta a soffermarci sulle piccole cose, sui termini che passerebbero inosservati… del vangelo di questa domenica riprendo il termine: sgabello. Ho scelto l’immagine di un ostrakon di Isaia perché Gesù riprende una sua espressione al cap.66.

Nel discorso, rivolto alla massa del popolo che era pronta per il ritorno, Jaweh stesso dichiara Lui, il creatore e proprietario dell’universo non ha bisogno di un tempio costruito dagli uomini. Divide la massa del popolo in coloro che si sono pentiti e coloro che sono rimasti ribelli, rifiutando da quest’ultimi in modo risoluto un qualsiasi ritorno al suo amore. Rivolge una parola di incoraggiamento a coloro che tremano alla Sua parola proclamando una giusta retribuzione a coloro che hanno fatto loro del male.

Le parole precise: Così parla il SIGNORE: «Il cielo è il mio trono e la terra è lo sgabello dei miei piedi; quale casa potreste costruirmi? Quale potrebbe essere il luogo del mio riposo? Gli fa eco Geremia: Jaweh riempie il cielo e la terra (Ger. 23:24). Come potrebbe mai l’uomo pensare di volergli edificare un tempio. Per quanto grande potrebbe essere sarebbe sempre un minuzioso edificio che in modo indiretto diminuirebbe la sua immensa Maestà. E affermazioni simili sono diffuse: Stefano cita ai suoi accusatori proprio questo versetto (At 7:48-50): L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo, come dice il profeta: “Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? Non ha la mia mano creato tutte queste cose?”

Anche Paolo usò questo passo parlando agli Atenesi (At 17:24-25): Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.

Salomone prima di Isaia si chiese (1Re 8:27): Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita!
Gesù dunque riafferma la medesima verità dicendo: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi;
E questi sono principi da trasformare quest’oggi in preghiera d’adorazione:
1. I cieli ei cieli non possono contenere il Signore eppure Egli si è compiaciuto di fare la sua dimora nei nostri cuori. La chiesa è l’attuale dimora del Signore perciò è giusto che il mio cuore sia nella chiesa.
2. Il Signore non ha bisogno di niente. È Lui che ha creato tutto eppure si compiace quando Gli offriamo qualcosa di ciò che Egli ci ha dato.
3. Il Signore si compiace in coloro che sono umili, afflitti e che tremano davanti alla sua parola.

Umiltà. Umiltà. Umiltà!

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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