Nelle antitesi elaborate da Matteo, esiste questa immagine famosissima del porgere l’altra guancia. Ho fatto sempre fatica a viverla. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra. Cristo vuole uomini liberi, padroni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di disinnescare la spirale della vendetta e di inventarsi qualcosa, un gesto, una parola, che faccia saltare i piani e che disarmi. Pare semplice.
E tuttavia il cristianesimo non è una religione di battuti e sottomessi, di umiliati che non reagiscono. Gesù stesso nella Passione secondo Giovanni in un certo senso reagisce: colpito ingiustamente dalla guardia che aveva deciso da sé stessa che il Maestro avesse mancato di rispetto al Sommo Sacerdote, reagisce chiedendo ragione dello schiaffo (Gv 18,22).
Sanguigno Gesù si indignava, quante volte lo abbiamo sentito, per un’ingiustizia, per un bambino trattato male, con i mercanti nel tempio, per l’ipocrisia dei devoti. Decisamente si colloca dentro la tradizione profetica dell’ira santa. Gesù chiede una presa di posizione coraggiosa: tu porgi, fai tu il primo passo, cercando spiegazioni, disarmando la vendetta, ricominciando, rammendando tenacemente il tessuto continuamente lacerato dalla violenza. Credendo all’incredibile: amate i vostri nemici.
Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. Dirà padre Turoldo: «Amatevi, altrimenti vi distruggerete. È tutto qui il Vangelo» Violenza produce violenza, in una catena infinita. Lo stiamo vedendo da un anno in Europa. Da sempre nel mondo.
I cristiani posso essere diversi e scegliere di spezzarla questa catena. Cominciando dal nostro modo di parlare, di agire. Non replicare su altri ciò che hai subìto, non far proliferare il male.
Ferma lo schiaffo. Almeno il tuo.