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I teli

teli

Cosa avrà visto san Pietro? Cosa, di quei teli, attirò la sua attenzione in modo tale da portarlo alla fede? La tentazione di parlare della Risurrezione in termini fisicistici è forte ancora oggi e cede alla deriva di considerarla alla stessa stregua di altri miracoli compiuti dal Maestro. Per la mia sensibilità non può essere così.

Se Cristo non è risorto crolla tutto della nostra fede, Eppure la Risurrezione è ancora un grosso masso che pesa per molti. Ricordiamoci del fallimento di Paolo ad Atene quando lo schernirono e lo lasciarono lì. Stava parlando della Risurrezione.

Siamo al cuore della nostra fede, non dimentichiamolo. Si sfiora il trascendente stesso. Per questo i Vangeli non descrivono l’atto in sé della risurrezione, presente invece negli apocrifi.
Nei racconti evangelici gli elementi evocati si concretizzano attorno a tre dati: la lastra sepolcrale rovesciata con la tomba vuota, i lini che avvolgevano la salma di Gesù abbandonati e la testimonianza delle donne. Quest’ultimo dato è molto credibile proprio nel suo non essere credibile. Mai si sarebbero “inventate” come testimoni figure “incapaci” giuridicamente di attestare un evento in modo valido come le donne nel diritto ebraico.

Più intrigante il riferimento preciso ai teli. Prima di tutto sono evocati gli othónia, cioè i teli, le lenzuola, in pratica la “sindone” nuova e ritualmente pura, di cui parlano tutti i sinottici. Si fa cenno anche a un “sudario”, destinato a coprire il volto, menzionato solo da Giovanni e “avvolto” a parte.

Si tratta, quindi, del segno di un abbandono da parte di una persona che si libera dei tessuti che la coprivano e che vengono poi abbandonati. Già nel IV secolo un Padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo osservava: «Se uno avesse rimosso il corpo di Gesù, non l’avrebbe prima spogliato, né si sarebbe preso il disturbo di rimuovere e di arrotolare il sudario, lasciandolo poi in un luogo a parte». Pietro, dunque, nota all’interno di quel sepolcro una situazione strana, non riducibile a una sottrazione di cadavere. Per questo l’evangelista – che introduce anche la sua testimonianza attraverso l’evocazione della presenza del «discepolo che Gesù amava» – alla fine ci dice che proprio quest’altro discepolo «vide e credette: non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti».

A me questo convince. E mi basta.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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