In questa sesta domenica di Pasqua in filigrana in tutte le letture c’è la presenza dello Spirito. In quasi tutte le parrocchie si celebrano le Sante Messe con la Cresima. Tutta la Chiesa è in attesa della Pentecoste che rinnova la faccia della terra. Gesù non ci lascia orfani. Fa delle richieste ben precise ma in buona sostanza vuole che ricordiamo di aver già ricevuto il suo sigillo.
Nella Bibbia molte volte si ritrova l’espressione del sigillo di Dio. Si tratta di un simbolo poetico che esprime sovranità su tutte le creature. Sigillare è esprimere un potere. Dio, se lo volesse, potrebbe sigillare le stelle e sarebbe notte nera per l’umanità. Dio può sigillare il libro della storia e non ci sarebbe nessuno capace di aprire i sette sigilli se non l’Agnello. Dio sigilla i nostri peccati: li cancella e vi pone termine, sia singolarmente che collettivamente… Dio ha sempre sigillato ogni sua profezia. E l’ha portata a termine.
Con Cristo questa simbolica assume un valore nuovo. Lui ha sempre affermato di essere sigillato col dito di Dio, suo Padre. Dunque ha il potere che il Padre gli ha conferito su ogni creatura. Cristo è l’Unto. È il consacrato per eccellenza, il Messia.
Ma ne fa dono a noi. Ogni cristiano partecipa di questo suo potere. Quando Dio lo segna col suo sigillo. Il dono è esigenza di fedeltà allo Spirito. San Paolo è molto chiaro a questo proposito nelle sue lettere. In forza di questo sigillo ogni persona potrà rimanere fedele alla Parola di Dio, perché appunto è sigillo di salvezza.
Vieni dunque Spirito Santo! Vieni a difenderci, o Paraclito.