Mangiare, mangiare, mangiare. Oggi, festa del Corpus Domini, si parla di cibo e di bevanda. Ma c’è un altro cibo. Al popolo in fuga dall’Egitto fu data la manna che non si conosceva. Mangiare cibo che non si conosce è coraggioso. Io non sono mai entrato in un ristorante cinese, per esempio. Non mi attira nemmeno. Nutrirmi di cavallette e lombrichi poi non fa per me. Anche gli Israeliti si stancarono presto del cibo leggero e dolce. Addirittura arrivarono a rimpiangere cipolle e carne, cocomeri e cetrioli con cui gli Egiziani li tenevano in forze. Per lavorare come schiavi, però!!! Qual è il prezzo della libertà che siamo disposti a pagare?
Come la manna, anche il Panis angelicus è leggero, leggerissimo…ma ci permette di camminare. E camminare verso la pienezza.
A Corinto c’era una comunità un po’ rozza, rissosa – è vero. Persone di carattere diverso, di condizione sociale diversa faticano, dopo avere incontrato il Signore, a trovare sufficienti ragioni per costruire comunione. Eppure credono. E tu? Che prezzo sei disposto a pagare per vivere la vera comunione, coi fratelli, con chi ti rompe le scatole e non solo coi familiari e amici, persone gradevoli e amorose? Paolo ci avverte: se ci frammentiamo così tanto, almeno prendiamo il frammento che ci unisce! Cibo e bevanda, allora, – se sono di Cristo – diventano catalizzatori dell’unità.
Nell’impegnativo discorso fatto da Gesù oggi, infine, Egli parla esplicitamente della sua carne da mangiare e del suo sangue da bere. Discorso scandaloso, incomprensibile, che pure preannuncia il gesto che, da lì a qualche tempo, compirà come ultimo dono fatto alla comunità. Non dobbiamo scandalizzarci per la nostra povertà, per la nostra inadeguatezza. Mai saremmo degni di ricevere il corpo e il sangue di Cristo!
L’Eucaristia è medicina fessis! Non è un problema di lingua o di rito, ma di fede.
Ma è inutile illudersi: quello che ancora manca alle nostre liturgie è la certezza che il Signore si rende presente. Manca la fede.