Ascoltava sulla spiaggia

spiaggia

Per il vangelo delle “piccole cose” di oggi, mi concentro su un’annotazione di passaggio. Gesù parlava da una barca. Il popolo ascoltava sulla spiaggia. Sembra banale, ma per me non lo è. Innanzitutto occorre soffermarsi sul concetto biblico di mare, che poi era un lago, vabbè. Ma nella Bibbia il mare non è certo quello di Rimini e Riccione. E le spiagge non sono quelle che i nostri ragazzi agognano per fare le ore piccole.

Il mare era temuto. Era il simbolo dell’abisso. Gli ebrei non erano un popolo di navigatori. Solo re Salomone si mise in mente di farsi una modesta flotta che però fece costruire a tecnici fenici. E la spiaggia, lembo di sabbia, che separa il mare dalla terra ha un messaggio suggestivo da darci. Dice Geremia che Dio, nella sua grande sapienza, ha “posto la sabbia come linea di confine del mare, regolamento di durata indefinita che non può oltrepassare”. Cioè a differenza della roccia, la sabbia cede e quindi assorbe l’urto delle onde che si infrangono contro di essa. Non puoi costruirci nulla.

Altro richiamo evocativo, il mistero. Chissà cosa nasconde quella massa di sabbia? Nel benedire le tribù di Zabulon e Issacar, Mosè disse che quelle tribù avrebbero “succhiato l’abbondante ricchezza dei mari e i tesori nascosti della sabbia”. Mistero, appunto.

Spesso l’espressione “sabbia del mare” poi ricorre nella Bibbia per indicare qualcosa di incalcolabile o di molto abbondante, come i discendenti promessi ad Abramo. E infine, la sabbia nella Bibbia è indicata per la sua pesantezza. Come in Giobbe che per descrivere l’accanimento di Dio contro sé stesso esclama: “È più pesante perfino della sabbia dei mari”. In media un solo metro cubo di sabbia bagnata pesa più di 19 quintali. E con ironia si dichiara nella letteratura sapienziale che benché un carico di sabbia sia molto pesante, la vessazione causata da uno stolto è ancor più pesante per chi la deve sopportare: “La pesantezza di una pietra e un carico di sabbia, ma la tortura causata da uno stupido è più pesante di entrambi”.

Allora torniamo alla nostra scena. Gesù annuncia la Parola ma la gente è sulla spiaggia. Stare, perciò, sul bagnasciuga vuol dire per l’antico ebreo vivere un’esperienza simile a quella di chi s’affaccia su un cratere vulcanico, colto quasi da vertigine. Esperienza ben diversa da chi sta ammirando il gioco delle onde romanticamente. Infatti sarà l’Onnipotente a comandare al cetaceo di vomitare Giona su una spiaggia. E su una spiaggia, quella di Malta, andrà ad approdare coi suoi compagni di avventura anche Paolo, al termine di un uragano scatenatosi sul Mediterraneo mentre veniva trasferito a Roma per il processo d’appello. Insomma la spiaggia allude alla grandezza di Dio, al mistero, alla incertezza della vita. Chi si mette in ascolto di Gesù, sa a cosa va incontro.

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo