Del brano di oggi piace la gloria, la luce, la rivelazione, la divinità…ma ecco che nel “mio” vangelo delle cose poverette, vorrei rilanciare il momento in cui questi fari si spengono. Un po’ come quando sul palcoscenico del teatro, si spegne l’occhio di bue e rimane solo Pierrot con la sua lacrima stampata sul viso…
Noi lo sappiamo che è solo Gesù da ascoltare. E l’entusiasmo, la gioia, la devozione ci riempiono la vita e ci motivano. Ma il momento dei privilegi prima o poi termina. Si spengono i fari, finisce la gloria e nell’uomo Gesù, nel suo cammino che va a Gerusalemme rimane solo questo anticipo di Pasqua. Poi però si dovrà passare attraverso la croce. È necessario.
Gesù ci ha insegnato a realizzare questo cammino nella quotidianità della vita ed è significativo che dopo la trasfigurazione scompaia tutto e rimanga “Gesù solo”, cioè un uomo normale come tutti noi. “Cadere sulla propria faccia” sta scritto letteralmente parlando. I discepoli, i preferiti, i prescelti si ritrovarono “terrorizzati”, ancora più letterale.
In effetti, dobbiamo riconoscerlo: cosa abbiamo al centro di noi stessi, normalmente? Le nostre preoccupazioni, i crucci, le nevrosi, ciò che sfigura, le rughe dritte, rovesce, storte… Ma se incominciamo ad avere dentro il Signore, il desiderio di ascoltare lui, la vita diventa tutta un’altra cosa. Gesù lo sa. Per questo quell’anticipo di Pasqua, che è la Trasfigurazione ti fa camminare ancora e sempre, ti fa rialzare da qualsiasi ripiegamento.