Non si può oggi meditando questo brano del vangelo della donna siro-fenicia non soffermarsi sulla caparbietà di tale madre. Mamma coraggio. Ma quanto irriducibile è questa donna! Sembra un pasionaria!
Lei ha in mente la sua disperata richiesta. Deve ottenerla a tutti i costi. La sua fiducia in quell’uomo di cui tutti parlano è rocciosa. Non gliene può fregare di meno che sia un giudeo, che ci siano differenze culturali e razziali… Non gli importa nemmeno del rischio del ridicolo o del rifiuto. Anzi quello è già in conto, secondo me, se lo aspettava proprio. Ma non molla l’osso. Non viene assolutamente bloccata da quello che sta accadendo, deve essere stato importante se è finito nell’evangelo stesso. Chi se lo è ricordato questo piccolo episodio, ha reputato avesse un insegnamento valido. Da non dimenticare.
La donna non si ferma alla formalità. Non si ferma davanti alla burocrazia. O ai muri. Non si lascia scoraggiare dai pregiudizi e dai giudizi. E che giudizi! Perfino Cristo scomoda la parolaccia: “Cani!” Anche se la edulcora con un diminutivo. Ella va direttamente da Gesù. Non lo molla. Replica. Insiste. E ottiene il suo interesse. Vuole disturbarlo: “È vero Signore; (è la
terza volta che chiama Gesù Signore; i discepoli mai l’avevano chiamato così) … però… c’è un però anche con Dio?????
Lei non scambia Gesù per un fantasma, lei non lo avverte lontano o irreale. Si tratta di fame. Fame di salvezza. Noi non abbiamo più fame! Facciamo i saputelli come Pinocchio che sbuffa davanti alle tre pere ma poi si divora anche la buccia e i torsoli conservati da Geppetto…
Grande insegnamento. Chi è più umile, chi ha veramente fame…incontra Gesù e si accontenta anche delle briciole. È la profezia che si realizza. Perché andrà a finire proprio così, lo sappiamo: siederanno alla mensa i popoli che vengono dall’oriente e dall’occidente e rischiamo noi, i figli, di essere esclusi.
Tanto noi abbiamo già la pancia piena.