Del vecchio sacerdote Simeone mi colpisce che non si dica l’età. A suo riguardo però mi sembra che si usi una delle espressioni più belle di tutto il Nuovo Testamento, sicuramente di tutti i Vangeli. Tenerissima espressione: “Accolse tra le braccia Gesù”. Non mi pare di trovarla da nessun’altra parte: accogliere tra le braccia…
Colui che è l’atteso dalla creazione del mondo, che è il Signore stesso del mondo, che è stato promesso, Simeone lo porta in braccio. Vedete sono tutte scene da contemplare molto a lungo, dal nome in poi, perché sono troppo belle. Bisogna fermarsi a contemplare. Simeone in ebraico significa colui che ha ascoltato.
Ora colui che attendeva, che ascoltava…tiene Gesù. Lo tiene con le sue mani. “Aver tra le braccia”: queste braccia ormai bimillenarie che attendono, esprimono tutto il desiderio dell’umanità che attende il Cristo, il Signore, il desiderato è appagato. Ora può anche morire. Ed è figura di ogni uomo.
Dunque chi è il Signore? Dio si fa bambino, un bimbo che è consegnato nelle mani degli uomini. Prendete e mangiate, questo è il mio corpo consegnato a voi. Cioè Dio è uno che si consegna a noi nelle nostre mani, nelle nostre braccia, come nostra vita. E Simeone ha la sorpresa d’averlo tra le braccia e di tenerlo. Pensate: spero di on essere eretico ma nemmeno della madre si dice così. Di Maria si dice che l’aveva fasciato e deposto. È bellissima questa immagine!
Un vecchio, un sacerdote, uno che non ha mai smesso di ascoltare e di aspettare.