Arrivare perfino a tatuarselo su un braccio mi pare eccessivo, eppure dice molto di questo sigillo sacro e impronta indelebile. Il titolo con cui oggi nel Vangelo del Battesimo del Signore sentiamo chiamare Gesù di Nazaret è notevole.
“Il mio Figlio prediletto” esprime un singolare rapporto personale e cordiale tra Dio e Gesù. La conoscenza di questo rapporto non è dovuta all’intelligenza umana dei discepoli, né a una dichiarazione di Gesù, ma soltanto a una rivelazione che proviene da Dio Padre, il quale è l’unico che conosce il Figlio. Solo Dio sa qual è il rapporto di Gesù con Lui; solo il Padre può rivelare che Gesù è il suo Figlio prediletto. I discepoli hanno il compito di capire sempre più l’importanza del fatto che in Gesù essi hanno presso di sé il Figlio prediletto di Dio. Dio stesso indica loro la conseguenza più importante di questo fatto: “Ascoltatelo!”.
Riconoscere in Gesù di Nazaret il “prediletto” equivale ad ascoltarlo. Tutto qui, non c’è più nulla da aggiungere.