L’evangelista Marco, nel primo capitolo della sua opera, descrive una “giornata tipo” di Gesù a Cafarnao. Dopo aver insegnato nella Sinagoga, aver compiuto diversi miracoli, sostato in compagnia di Pietro, Andrea e dei loro familiari e dopo essersi coricato in casa di Pietro, Gesù – quando ancora era buio – si ritira in un luogo solitario in preghiera. Sta scritto che al mattino, appena svegliati, “Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce” (Mc 1,36). Mettersi “sulle tracce di Gesù” è una delle ragioni della sequela cristiana. È una bella espressione, secondo me.
Mi ricorda quando da piccolo seguivo le impronte degli animali nei boschi soprattutto in montagna per vedere se li avessi poi incontrati! Che emozione! Un cerbiatto, un capriolo…
Eppure c’è anche un modo errato di cercare Gesù. Gesù ama stare da solo. Gesù ama il silenzio. Gesù ama la preghiera. Al contrario Simone e gli altri non accontentandosi lo vogliono tutto per sé stessi. Si mette alla ricerca di Gesù, ricerca i suoi desideri. Per loro la preghiera passa in secondo ordine, non riescono a capire che cercare Gesù, cercare i suoi desideri è il fine della vita di ogni discepolo: “di te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto” (Sal 27,8).
Questa ricerca di Gesù appare come una tentazione: Simone cerca il successo, una ricerca egoistica, e considera Gesù come il guaritore a disposizione, pronto e gratuito. La tentazione di cercare il proprio io, è il male radicale di tutti noi che cerchiamo il nostro io. Invece di cercare Dio e il suo Regno. Tutti hanno bisogno di purificare le intenzioni.