Il Vangelo delle piccole cose oggi intende valorizzare le ultime parole di Gesù. C’è un mandato attraverso il quale Gesù ci lascia e si definisce, finalmente, attraverso tutta la sua vita: io sono. Ci lascia perché dice: io sono con voi. È un modo di lasciarci che dice, invece, che è presente totalmente, per sempre. Finché il mondo termina la sua corsa; e tutto, Dio, sarà in tutti. È interessante come Gesù tiri in ballo il tetragramma sacro, Esodo 3. Io sono… cioè l’Emmanuele. Dio è un complemento di compagnia, è l’essere con, è relazione. Con voi. E non dice con te: con voi. Perché se non c’è la fraternità escludiamo lui che è il Figlio. Se escludo un fratello escludo il Figlio di Dio, che sì è fatto ultimo di tutti, quindi: sono con voi. Mi troverete sempre. Basta che saliate sul monte, ascoltiate la Parola, la facciate e allora, mi vedrete anche; vedrete il mio volto nei fratelli e nel vostro che si è fatto fratello; e sarete figli immersi nella vita del Padre, della Trinità, del Figlio con lo stesso Spirito.
Con voi tutti i giorni. La storia è fatta di tanti giorni: ogni giorno è con noi. Non c’è giorno sì, giorno no, giorni alterni: ogni giorno. Come in Galilea nella quotidianità del posto, così nella quotidianità della vita. Fino a quando sarà con noi? Fino alla fine del mondo, si traduce. In greco c’è una parola che vuol dire il compimento.
Chiederemo alla scienza: il mondo avrà una fine? Forse l’avrà, non lo so. Così anche noi avremmo una fine? Non lo so. Mi piacerebbe essere già al mio compimento, vedere com’è e tornare a dirvelo. Ma non mi è dato. Ma è sicuro che avremo certamente un compimento, un punto di arrivo.
E il punto di arrivo – qualcuno lo chiamava: omega – è la comunione col Padre. Tutto il mondo è destinato alla vita. Dio non ha fatto la creazione per distruggerla, l’ha destinata alla vita. Lui è con noi per portarci a percorrere il cammino della vita, fino al suo compimento: quando Dio sarà tutto in tutti.
Dunque non temiamo. Non c’è da temere.