Che strano modo di parlare di Dio suo Padre ha Gesù nelle ultime liturgie domenicali! Oggi qualcuno potrebbe addirittura scandalizzarsi nel vedere il Padre paragonato ad un giudice iniquo. Se c’è una categoria biblica intoccabile è la giustizia di Dio. Dio è giusto, l’unico vero giusto, ed è giusto perché è sempre fedele a sé stesso.
Il carattere del giudice della parabola di oggi, lo sottolinea l’evangelista è terribile. “Non temeva Iddio, né aveva riguardo per nessuno” è l’esatto contrario di tutte le norme in merito alla giustizia, come Esodo 23.6, “Non ledere il diritto del tuo povero nel suo processo” oppure in Levitico 19.15, “Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia” o ancora in Deuteronomio 1.16, “Ascoltate le cause dei vostri fratelli e decidete con giustizia fra un uomo e suo fratello o lo straniero che sta presso di lui”. Gesù presenta proprio male questo losco individuo.
Possiamo infine ricordare le parole di Giosafat, re di Giuda, proprio ai giudici: “Guardate a quello che fate, perché non giudicate per gli uomini, ma per il Signore, il quale sarà con voi quando pronuncerete la sentenza. Ora il terrore del Signore sia con voi; nell’agire badate che nel Signore, nostro Dio, non c’è nessuna iniquità: egli non ha preferenze personali né accetta doni” (2 Cronache 19.6,7). Queste sono quindi le parole che il giudice della parabola avrebbe dovuto osservare: al di là delle prescrizioni della Legge, il “non giudicate per gli uomini, ma per il Signore” e “il terrore del Signore sia con voi” costituiscono una definizione di terribile gravità per il giudice – e per noi oggi per chi ha il ministero – che tuttavia, nel nostro caso, non osservava. Eppure, la parabola è più leggera, non si addentra in un giudizio moralistico ma semplicemente ci suggerisce che il vero discepolo di Cristo è uno che insiste nella preghiera, in maniera opportuna o non opportuna, pare. La preghiera deve diventare così insistente che è come il respiro, deve essere continuo. E ha valore anche quando noni non siamo vigili, non siamo consapevoli… insomma noi respiriamo anche quando dormiamo. Tale pare che debba essere in nostro dialogo col Padreterno!


